Nel 2020 sette italiani su dieci hanno ordinato piatti pronti da ristoranti e pizzerie, per l’asporto o con consegna a domicilio. A dirlo è l’analisi dell’Osservatorio “The World after Lockdown”, che specifica che un italiano su tre ha comprato cibo pronto utilizzando app di delivery.

Nel 2020 le richieste sono aumentate quasi del 20% (rapporto Coop) e sempre più ristoratori hanno puntato su asporto e consegne. I proprietari dei locali lamentano di non riuscire a trarre profitto da questo meccanismo, e che presto saranno costretti a chiudere. Ma a protestare, da tempo, sono soprattutto i rider. Che, Covid o meno, da anni continuano a pedalare senza tutele.

Yftalem Parigi, fiorentino, ha solo 21 anni. Parla però con la competenza di chi la battaglia la conduce, e con la forza di chi, in fondo, sa che la sta per vincere. Da pochi mesi delegato NIDIL CGIL, è lui il primo rappresentante dei rider.

La loro lotta sta portando a numerose sentenze nei tribunali: la giustizia viene fatta rispettare nelle aule, perché a oggi non esiste ancora un contratto che tuteli i lavoratori del settore. L’unico accordo è stato quello tra il (discusso) sindacato UGL e Assodelivery, che riunisce multinazionali come Deliveroo, Glovo, UberEats. “Il ministero e l’ispettorato del lavoro l’hanno bocciato perché semplicemente non rispettava la legge” spiega Parigi. Eppure ancora viene utilizzato: “Quel contratto non è valido, ma le società continuano ad applicarlo perché sanno che molti lavoratori non faranno causa, o la faranno in pochi. Per questo considerano ancora conveniente affrontare qualche disputa e pagare, piuttosto che assumere tutti”.

Yftalem studia Economia all’Università di Firenze. Ha iniziato a lavorare come rider nel 2017, girando diverse piattaforme. Da un anno e mezzo consegna pasti per JustEat. “In questo momento agiamo nei tribunali, ci stiamo mobilitando e c’è un tavolo aperto al ministero”.

La crisi politica li sta rallentando, ma i segnali positivi non mancano. “Just Eat ha deciso di uscire da Assodelivery. Ha dato ragione ai rider e ha aperto una fase di trattativa e transizione. Nel corso del 2021 saremo assunti”. E le altre piattaforme? “Speriamo che seguano l’esempio. Gli converrebbe imitarli, anche solo per marketing. Questi colossi sono circondati dalle pressioni politiche, dai media, da noi. Non possono più ignorarlo, siamo tanti, è nel loro interesse venirci incontro”.

Le richieste dei rider? Superamento del cottimo, assunzione e tutele connesse. Ma c’è anche una lotta immateriale: “Il Tribunale di Bologna ha accertato che l’algoritmo con cui le piattaforme gestiscono il lavoro dei rider è discriminatorio, perché tratta in modo uguale situazioni molto differenti. Penalizza il ranking di chi si è fatto male, di chi è malato, di chi sciopera. Ti considera assente e riduce poi l’assegnazione del lavoro”.

Intanto c’è un’altra buona notizia da Firenze: l’8 maggio 2019 in città è stato siglato un accordo a suo modo storico nel campo delle consegne a domicilio. Il primo a riconoscere il rapporto di lavoro dipendente, prevedendo la distribuzione dell’orario settimanale, una fascia minima di impegno lavorativo giornaliero e la definizione di prestazione quotidiana. La prima azienda a compiere questo passo è stata Runner Pizza, società fiorentina specializzata nella consegna di pizze a domicilio.

Il consulente del lavoro Sandro Susini, protagonista nella redazione dell’accordo quadro (firmato dall’azienda e dai rappresentanti del settore trasporti di CGIL, CISL e UIL), ha sottolineato che il passo compiuto ha aperto un precedente. Un caso virtuoso, che anche se isolato fa già scuola nei tribunali. E delinea una prospettiva anche per i rider.

Commenta Parigi: “Quello è un esempio interessante, però ci sono delle differenze. Anche se facciamo un lavoro simile a quello dei fattorini di Runner Pizza noi non abbiamo un’azienda, dei referenti. Il nostro lavoro è disintermediato da una app. Però dal punto di vista dei diritti è un modello da seguire”.

Yftalem è fiducioso, intravede segnali di speranza. Recentemente è stato votato tra i 4 personaggi toscani dell’anno: “Un piacere gigante, perché è segno che la cittadinanza ci vede, l’opinione pubblica è con noi e lo dimostra ogni giorno. Questa pressione pagherà”.