Quest’ultimo difficile anno, che ci siamo lasciati alle spalle, è stato un periodo in cui molte istanze  hanno dovuto, per forza di cose, esser messe in un cassetto, soffocate dalla necessità di venire a capo di una pandemia, che ci ha devastato l’anima e il cuore, ridisegnando la mappa delle nostre aspirazioni e la bussola dei nostri bisogni. 

Tra queste istanze c’è, e ormai da molti anni, quella della Comunità Islamica fiorentina che chiede una nuova Moschea a Firenze, in ragione del fatto che una “sistemazione arrangiata” come quella di Borgo Allegri non è affatto adeguata ai valori garantiti dalla Costituzione, come la libertà di culto. Sono passati cinque anni da quando la questione è stata messa sul tavolo delle istituzioni fiorentine. Tante parole, tanti buoni propositi, molte polemiche… ma ancora nulla di fatto. 

A che punto siamo veramente?

Di questo e della situazione attuale abbiamo parlato con l’Imam Izzedin Elzir che, alla domanda se la nuova moschea sia un obiettivo della Comunità Islamica fiorentina per questo 2021, ci ha giustamente corretto: «È l’obiettivo di tutti: della comunità islamica, ma anche della maggioranza dei fiorentini che vogliono che loro città sia, oltre che la culla dell’arte e della bellezza, anche la culla del dialogo e dell’incontro. Purtroppo la pandemia ha rallentato – ma non arrestato – questo dialogo con le istituzioni comunali. Io e tutti i fedeli siamo fiduciosi sul fatto che si possa ricominciare a parlare in maniera più efficace non appena l’emergenza, finalmente, terminerà. Le aree individuate tramite il percorso partecipativo sono molte, ma non c’è ancora un’area specifica perché è necessario capire la fattibilità di ciascuna di esse».

Come si è attrezzata la comunità islamica durante questo periodo? 

«La legge dello Stato ci ha permesso dopo mesi, finalmente, di riaprire le Moschee di Borgo Allegri, Sorgane, Isolotto e Campi Bisenzio. Lo abbiamo fatto tenendo ben presente che la sacralità della vita è un valore per noi imprescindibile, quindi abbiamo applicato tutte le disposizioni sul distanziamento, l’utilizzo delle mascherine, fornite anche dall’amministrazione per chi non ne fosse in possesso. Non solo, grazie a Caritas e al Banco Alimentare abbiamo aiutato tante famiglie in difficoltà collaborando ancora meglio di prima con il tessuto sociale cittadino».

In una sua intervista disse che la presunzione d’innocenza viene spesso ribaltata quando si tratta di appartenenti all’Islam. È ancora così?

«Purtroppo gli attentati che hanno sconvolto l’Europa e non solo in questi anni hanno contribuito fortemente all’instaurarsi di certe convinzioni… ma, col tempo, i cittadini si stanno rendendo conto che non ci si salva da soli, soprattutto ora. Le diversità devono essere ponti e non muri».

Cosa si augura per questo nuovo anno?

«Mi auguro che tutti insieme si esca da questa situazione, innanzitutto. Dopodiché mi auguro di poterci rimettere a lavoro con tutte le energie e le forze per il progetto della nuova Moschea; perché la situazione in cui versa il diritto di culto a Firenze non è degna della città più bella del mondo».