Accelerare il tempo è un bisogno che abbiamo sentito tutti, ultimamente. Spostare le lancette verso un futuro più luminoso che abbiamo immaginato a lungo e con dovizia di particolari. È un istinto dell’uomo, è “quasi naturale”: così appare nell’ultimo singolo dei Lavigna.

Trio fiorentino composto da Leonardo, Giacomo e Neri, mi accolgono nel loro quartier generale in via della Vigna Nuova. Qui nasce gran parte dei loro pezzi, almeno in fase embrionale: chitarra e voce, basso e tastiere, chitarra e tecnologia. Una formazione minimale che si è avvalsa della collaborazione del Blue Moon Rec Studio per sfornare tre singoli in poco più di un anno. Il primo, Radionotte, è trascinato da un basso e un groove tra il soul e il funky, con un testo a tratti recitato che porta in area R&B.

Il video (Filetto Films, diretto da Giulio Melani) è il primo episodio di una storia urbana che ha il suo seguito in quello di Io morirei, pezzo in cui prevalgono tendenze electro-pop.

Accelerare il tempo: una ballata indie rock

A completare un repertorio ricco di contaminazioniAccelerare il tempo è invece una ballata indie rock, con progressioni armoniche malinconiche e non banali. Un viaggio che parte da lontano, rappresentato nel video da un novello Napoleone, come in una stampa ottocentesca, seduto nella natura, a cui si avvicina lentamente uno zoom.

copertina Accelerare il tempo

Lo scopriamo così nostro contemporaneo, non solo negli occhiali e nelle scarpe Vans, ma nel bisogno di “proiettare in avanti ciò che ci spaventa: cerchiamo di avvicinarlo quando può restare al suo posto, più lontano”. Una ricerca sui testi che ha radici cantautorali e che è frutto di un lavoro di progressiva “sgrossatura”, di liberazione dalle proprie “gabbie mentali”. Il risultato è un genere che la band definisce new vintage: un sound contemporaneo dato da elettronica e drum machine, ma con una filigrana, una pasta che ricorda altri lidi.

“Le nostre rondini migrano da Battiato fino agli Arctic Monkeys, per riatterrare dolcemente su Battisti e fare nidi sotto architetture di ferro e di vetro”.

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