di Lorenzo Magnolfi
Riprendiamo insieme il cammino interrotto la settimana scorsa, quando in una serata fiorentina temprata dal primo freddo, ci eravamo fermati alla fine del Lungarno Torrigiani.
Passo sotto l’arco del corridoio vasariano e imbocco Borgo San Iacopo, arrivando all’incrocio con via Maggio. L’ultimo mese della primavera non c’entra con questa denominazione.
“Maggio”, infatti, sta per “maggiore” perché nel Trecento questa era una delle strade più ampie della città. Venne scelta da molte famiglie nobili per costruire i loro palazzi: i Velluti, i Biliotti, i Pitti, i Capponi, i Ridolfi e i Rosselli Del Turco.
All’angolo fra le due strade fa bella mostra di sé la fontana dello Sprone. La realizzò Bernardo Buontalenti (che abitava in via Maggio) verso il 1608 in occasione delle nozze tra Cosimo II e Maria Maddalena d’Austria. I piedi camminano veloci su via Santo Spirito con le sue botteghe e le osterie, girano a destra e scavalcano il ponte alla Carraia. La statua di Goldoni ci osserva un po’ in disparte dalla piazza che porta il suo nome. Per andare verso la stazione percorro via dei Fossi, ricordo dell’antico fossato che scorreva lungo la cerchia delle mura duecentesche.
Eccoci in piazza Santa Maria Novella. Sapete che anche qui un tempo si facevano le corse? Era lo spettacolare Palio dei Cocchi, dove i cavalli lanciati al galoppo tiravano delle carrozze girando intorno ai due obelischi (le mete) ancora presenti. La gara, istituita da Cosimo I nel 1563, si teneva il 23 giugno alla vigilia della festa di san Giovanni. Come per il calcio in costume a contendersi la vittoria erano i colori dei quattro quartieri cittadini.
Infine, prima di salire in treno o in tramvia, a seconda delle esigenze, un’ultima curiosità. Sul lato destro della piazza, guardando la facciata della basilica, c’è un’elegante palazzina con una lastra di marmo che ricorda un episodio risorgimentale.
Dal balcone del palazzetto il 22 ottobre 1867 Giuseppe Garibaldi pronunciò le celebri parole: «O Roma o morte!». Roma sarebbe stata presa meno di tre anni dopo con la breccia di Porta Pia (20 settembre 1870). Firenze smise allora di essere capitale d’Italia, ma orgogliosa e sorniona come sempre non se ne dispiacque più di tanto…