di Tommaso Chimenti
Continua il nostro viaggio nel teatro, purtroppo ancora legati all’incertezza. Le stagioni si faranno? Si interromperanno nuovamente per questa temibile seconda ondata di Covid? In questo momento di dubbi e ambiguità, abbiamo chiesto ad un esperto-teatrante di dare il suo contributo alla discussione: Manfredi Rutelli, autore e regista, direttore del Teatro di Montalcino, del Teatro Caos di Chianciano, collaboratore del Teatro Povero di Monticchiello come del Festival Orizzonti di Chiusi.
Come vivi da teatrante il post lockdown e post-Covid in riferimento alla riapertura dei teatri, le norme sul distanziamento e tutte le norme annesse? Sono regole sostenibili?
“Sinceramente, senza troppa ansia, ho continuato a progettare, l’aver provato ad avere comunque visioni per un futuro prossimo, durante il periodo di lockdown, mi ha messo nelle condizioni di poter avere proposte artistiche da fare nel momento in cui è stata data la possibilità di rianimare le scene. Tanto che un’estate che sarebbe potuta essere molto difficile, con poche prospettive, si è invece rivelata densa di lavoro, di nuove produzioni, di nuovi testi da scrivere. Questo logicamente per quel che riguarda la mia attività principale di regista e drammaturgo. Diverso il discorso come responsabile artistico, insieme alla mia compagnia, LST Teatro, dei teatri da noi gestiti. Qui abbiamo deciso di non correre alla forzata riapertura, abbiamo ritenuto più opportuno aspettare. Del resto, nel periodo estivo, solitamente i nostri teatri sono abbastanza fermi, per lo più usiamo il Teatro Caos di Chianciano Terme per le nostre prove, questo sì, ed infatti è quello che stiamo facendo. Per la riapertura al pubblico aspettiamo la seconda metà di settembre. Le disposizioni, le prescrizioni sanitarie, tutti gli adempimenti obbligatori per la riapertura al pubblico, sono impegnative, onerose e penalizzanti, soprattutto per sale piccole come quelle da noi gestite, sotto i 200 posti, che con il distanziamento si ridurranno a ospitare 60-70 spettatori al massimo, senza considerare che, per certi aspetti relativi alla sanificazione, molte indicazioni son ancora poco chiare.
I piccoli teatri, che vivono dei pochi contributi comunali, degli incassi, sono sicuramente in grande difficoltà. E l’ultimo intervento del ministero a sostegno dei teatri, ha praticamente ignorato la realtà dei teatri italiani. Contemplando la possibilità di elargire fondi solo a teatri sopra i 300 posti ha affossato la miriade di piccoli teatri di cui l’Italia è piena, che sono l’avanguardia della resistenza all’analfabetismo teatrale, centri aggregativi e formativi fondamentali per le comunità, poiché mantengono viva un minimo di coscienza critica e di analisi”.