di Carlo Benedetti

Il più elusivo e misterioso fra tutti i mestieri del libro è certamente quello dello scrittore. Difficilissimo da riconoscere, lo scrittore presenta una tale varietà di caratteristiche esterne – il modo di vestire, la lunghezza dei capelli – ed interne – lo stile, le tematiche, il successo commerciale – che il tentativo di classificarlo è sfociato in Storie della Letteratura da migliaia e migliaia di pagine. Sarebbe riduttivo cercare anche solo di immaginare un denominatore comune, un livello minimo di letterarietà, necessario per potersi definire scrittore (i più, infatti, sfuggono dall’etichetta sorridendo o guardando per terra imbarazzati), ma la nostra smania analitica non può permettersi di arretrare per paura o pudore. Uno scrittore è quindi chi, sapendolo o meno, fa della scrittura l’unica cosa davvero importante della propria vita, più dell’amore o della ricchezza o – sì, persino questo – più della felicità. Sarà facile vedere come il numero degli scrittori sia, in questo senso, vastamente sopravvalutato. Contrariamente a quanto prevedeva Darwin, gli scrittori evolvono disadattandosi all’ambiente, allontanandosene sempre di più: ogni storia raccontata è, in effetti, un distacco.

Dove puoi trovarlo in città?

Le Edizioni Polistampa (http://www.polistampa.com) con i loro 4.000 titoli e le 100 collane, hanno visto passare dal 1966 ad oggi scrittori di ogni forma e peso: da Pier Paolo Pasolini, a Giuseppe Ungaretti a Marco Vichi.