di Tommaso Ciuffoletti
Non ricordo da quanto lo conosco, ma so che dell’acqua ha la trasparenza. L’avrà imparata a forza di surfare o di andare in SUP. Sì, perché probabilmente l’avrete visto sulla tavola in giro per l’Arno o forse avete visto quel pazzo che durante una piena del Mugnone ha pensato bene di cavalcarsela. Era lui: Tommaso Pucci.
Quel che forse non tutti sanno è che Tommaso è anche uno dei tecnici della Nazionale Italiana di Surf Paraolimpico e dal 22 al 29 aprile, se pensate che possa fare per voi, potreste pensare di unirvi a lui come volontari di un Surf Training Camp Adaptive a Viana do Castelo di fronte all’Oceano Atlantico, nel nord del Portogallo, in un centro sportivo di livello.
Ma andiamo con ordine e seguiamo Tommaso.
“Un training camp è semplice: una settimana che chiunque può fare ovunque ci sia un po’ di onda per praticare surf, fare vacanza, oppure migliorare la propria esperienza. Semplicemente questo è rivolto a partecipanti disabili”.
Surf e disabilità, come funziona?
“Bene. Il mondo del surf adattato sta crescendo tanto, l’anno scorso ai mondiali di surf a San Diego c’erano 137 atleti per una 40ina di nazioni, quest’anno probabilmente di più, con un livello di performance assoluto. Per intenderci; il giorno delle gare non esiste che si dica ‘no aspetta, il mare è troppo grosso’, questi sono atleti che prendono e vanno. Devi capire che tra loro ci sono persone che hanno surfato Nazarè o Mavericks (due spot che possono fare onde alte come palazzi ndr)“.
E un training camp adaptive come funziona?
“Se ci pensi l’approccio è quello che vale per la gran parte di coloro che si avvicinano al surf: ho provato, mi è piaciuto, vorrei migliorare. In quella settimana cerchiamo di fare semplicemente questo. Poi ovviamente ci sono delle peculiarità, insomma una video-analisi per un atleta non vedente si fa a voce, la stessa attrezzatura deve essere realizzata con delle specifiche ben precise”.
Ci siete voi istruttori, ci sono i partecipanti e anche i volontari?
“Sì, per noi istruttori c’è del lavoro da fare per preparare una settimana di questo tipo, ma quando siamo lì si tratta di fare tutto quello che si fa in un surf camp, compreso il divertirsi. L’unica cosa che davvero serve è essere motivati. La cosa vale per i partecipanti, per noi istruttori e per coloro che hanno voglia di unirsi come volontari a questo viaggio. E chi viene a fare il volontario partecipa alle attività, dà una mano una o due ore al giorno, ma deve avere anche modo di divertirsi a sua volta. Credo sia questa la formula vincente”. Non ho indirizzi da darvi, ma Tommaso lo trovate su Facebook.