Chi avesse scommesso che le giornate “di qualcosa”, locali, regionali, nazionali, internazionali e mondiali da segnare sul calendario, così come i santi, fossero finite, si sbaglia.

Il 25 marzo prossimo sarà infatti il turno di una giornata dedicata a una vera e propria star di sempre e – se non da mettere in rosso – di cui avere buona cura, soprattutto noi fiorentini. Si tratta del Dantedì, apparso in una nota del Consiglio dei Ministri del 17 gennaio scorso su iniziativa diretta del Ministro Franceschini e istituito per celebrare il padre più acclamato della lingua con cui mi sforzo di scrivere.

Si diceva, fiorentini, ma non finisce qui naturalmente. L’uscita del volume-mondo “L’Italia di Dante. Viaggio nel paese della Commedia”a firma di Giulio Ferroni (celeberrimo autore di una Storia della Letteratura Italiana con cui quasi tutti gli attuali studenti secondari riempiono gli zaini) celebra il percorso del poeta nella penisola, ripercorrendone i luoghi, fisici e virtuali, da lui toccati o menzionati. Una costellazione di città, paesi, rioni, in cui se ne possa rintracciare la presenza linguistica, storica, immaginata, e da tutti questi reclamata.

Le città degli eventi dedicati a Dante

E allora, proprio come Guelfi e Ghibellini, o meglio come Bianchi e Neri, molti sono i campanili che hanno già slegato le campane, pronte a suonare a festa più degli altri, per un programma di eventi unici. Paradosso nel paradosso, poiché proprio l’intestina rivalità tra fazioni è stata per Dante la fonte più intensa di dolore in vita, ma tant’è. Molti sono già gli esperti, i docenti e gli studiosi che si sono espressi sulla bontà dell’occasione, ma anche sui rischi, i soliti: “disneylandizzazione” degli eventi ed eccessivi sprechi o assegnazioni arbitrarie.

Su tutti, va da sé, Firenze e Ravenna. A Palazzo Vecchio però giocano tutto sommato a carte coperte, forse avvertendo una comprensibile pressione e facendoci sapere che sarà più che altro il 2021 l’anno dei fuochi d’artificio, ovvero per la ricorrenza del settecentenario dalla morte (e che però è avvenuta ahinoi in Romagna).

L’indomani del lancio dell’iniziativa ministeriale, la stampa locale aveva tuttavia pubblicato una lunga intervista all’assessore Sacchi, con un virgolettato che citava: “Declineremo il nome di Dante in molti modi: rock, pop, street…”. Staremo a vedere. Di sicuro sono già alcune le iniziative promosse in maniera spontanea. Le visite guidate “Conosci Firenze” hanno ad esempio già pubblicato diversi eventi a tema su Facebook.

Anche a Ravenna, al di là di annunci e iniziative già diffuse via stampa locale e nazionale (e tra queste, ad esempio, il progetto di Leonardo Frigo, artista di fama internazionale, che ha pensato di dipingere l’Inferno di Dante su dei violini, mettere su una mostra itinerante e partire proprio da Ravenna), l’assessorato alla cultura si sporge ancora poco.

E il resto d’Italia? Ancora una volta, staremo a vedere. Le armi sono puntate e le munizioni pronte a essere consumate a più non posso, in attesa (forse) dell’ennesima occasione persa o sprecata, o forse di una delle poche (pochissime) ricorrenze che non dividano, ma uniscano il Belpaese, come immaginiamo avrebbe desiderato il celebrato poeta.