La mission di un museo di arte contemporanea comprende l’intento di mantenere lo sguardo sul presente e farsi strumento di comunicazione per quelle avanguardie che di presente, e al presente, parlano. Il Museo Novecento abbraccia questo proposito da sempre: al piano terra una parete di 12 metri è adibita per il format site-specific The wall, che sintetizza in una gigantesca infografica argomenti di rilevanza globale sui quali urge mantenere alta l’attenzione (attualmente il tema è: Sustainable thinking). Da solo vale una visita.
Fino al 16 gennaio, inoltre, la sala cinema del museo ospiterà anche una rassegna di video che riflette su come la storia attuale sia lacerata da sanguinosi conflitti, odi razziali e faide religiose alimentate da interessi economici e geopolitici.
Survival strategies presenta il lavoro di sette artisti internazionali – Hiwa K, Santiago Sierra, Regina José Galindo, Maria José Arjona, Mary Zygouri, Shadi Harouni, Masbedo: tra riflessioni sul rapporto uomo/natura, la violenza sulle donne e la violenza in senso lato, i lavori più interessanti sono forse The Bell Project e Palabra Destruida.
The Bell Project di Hiwa K (Kurdistan, 1975), documenta il progetto presentato alla Biennale di Venezia del 2015: l’artista ha esposto una grande campana, realizzata con la fusione dei metalli recuperati durante il conflitto Iran-Iraq ed entrambe le Guerre del Golfo, adornata di bassorilievi che rappresentano alcune opere d’arte mesopotamica distrutte dall’ISIS. Come in un esperimento alchemico, mentre il metallo degli ordigni bellici fonde e prende una nuova forma, tutto il mortale frastuono della guerra si trasforma in un suono di pace e speranza.
Palabra destruida (Destroyed word) di Santiago Sierra (Madrid, 1965) è un’opera video a 10 canali in cui si mette in scena la distruzione fisica delle dieci lettere che costituiscono la parola Kapitalism, dando vita a dieci distinte performance in luoghi diversi del pianeta. Da vedere, per tenere gli occhi aperti.