Come riportare i giovani al cinema?”, a questa domanda, postagli durante l’ultima Mostra del Cinema di Venezia, l’amministratore delegato di Rai Cinema Paolo Del Brocco non ha avuto esitazioni: “è semplice, lo si può fare solo inserendo il cinema come materia scolastica!”.

Cinema nelle scuole dunque: una vera e propria materia umanistica insieme a italiano, storia, filosofia. Una educazione all’immagine condotta da docenti professionisti negli istituti superiori, o, perché no, fin dalle scuole elementari e medie. La proposta è di quelle che ci entusiasmano. Un percorso di studi che, integrato ad altre discipline, se correttamente impostato, potrebbe fare davvero la differenza nella formazione della sensibilità estetica e nello sviluppo emozionale dei giovanissimi, per qualcuno sarebbe persino la precoce scoperta della vocazione di una vita.

Ma è un progetto utopistico o potrebbe essere realmente ipotizzabile?

“Con l’attuale autonomia scolastica è possibile creare degli indirizzi di liceo a curvatura” spiega Riccardo Ferrati, docente di scienze naturali dell’Istituto Balducci di Pontassieve “da noi ad esempio c’è il progetto di un indirizzo Beni Culturali in cui tutte le materie verrebbero insegnate nello stesso numero di ore con un occhio di riguardo verso l’importanza storica, le tecniche chimiche di restauro, gli strumenti pratici etc. In realtà questo tipo di curvatura sta prendendo sempre più piede: curvatura biomedica, sportiva, astronomica… Non è del tutto impensabile quindi immaginare un indirizzo di liceo nel quale, all’interno dello studio della letteratura e della storia contemporanea, si possano innestare elementi di storia del cinema anche da un punto di vista scientifico, come la tecnica dell’impressione dell’immagine sulla pellicola, il movimento. È qualcosa però di molto specifico, del quale è inevitabile domandarsi se sia realizzabile all’atto pratico proprio per la sua natura settoriale. Ai ragazzi il cinema piace ma i classici rimangono poco conosciuti, per esempio ai miei studenti piacciono molto di più le serie TV con il loro linguaggio immediato”.

Ma come arrivano dunque a un indirizzo universitario riferito interamente dedicato al cinema questi giovani spettatori?

Luigi Nepi, docente presso l’Università degli Studi di Firenze nel Dipartimento SAGAS: “Chi ha fatto un percorso da autodidatta ha un approccio istintivo e quindi non guidato da chiavi di interpretazione, spesso riferito solo a specifici autori. Addentrandosi nello studio quello che si registra è la vera e propria meraviglia degli studenti nello scoprire che il cinema è un linguaggio che si è evoluto nel tempo e che non è affatto nato come lo conosciamo oggi. Questa meraviglia si spinge fino alla commedia classica americana, Hitchcock, Welles. Arrivati al Neorealismo c’è un po’ di smarrimento”. E sulla proposta di introdurre la Storia del Cinema nella scuola dell’obbligo: “Sarebbe necessario, non fosse altro perché il rapporto con l’audiovisivo è divenuto ormai una componente fondamentale del tempo di veglia nelle nostre vite”.