4 novembre 1966 – Carlo Maggiorelli
Pozzolatico è una piccola località alla periferia sud est di Firenze: non dista molto dagli impianti dell’acquedotto dell’Anconella, appena otto chilometri. La sera del 3 novembre 1966, piove, molto. Carlo Maggiorelli aspetta la Sita, ovvero il mezzo che lo condurrà sul luogo di lavoro, gli impianti dell’Anconella, appunto. Ha con se qualche sigaretta, un thermos di caffè e un panino. Carlo sarà il primo a vedere “il mostro”. Mentre lavorava. È preoccupato ma deve rimanere alle pompe, nonostante l’acqua arrivi sempre più potete ed alta. Suona il telefono, le sigarette sono oramai finite: è un redattore de “La Nazione” che alle una di notte chiede informazioni sullo stato del fiume. Carlo sa esattamente cosa sta per capitare a lui, e a Firenze. “È un disastro, si affoga tutti… ma non posso abbandonare il posto” ripete concitato all’apparecchio telefonico. Dopo pochi istanti si interrompe la comunicazione. A Carlo rimane una strada intitolata a Firenze. La strada di un lavoratore, il primo, ucciso dal mostro in quella notte di paura.
14 novembre 1975 – Radio Libere a Firenze
C’era una volta un mondo. Un mondo fatto quasi esclusivamente di ragazzi dai 20 ai 30 anni, che con poche decine di migliaia di lire, un po’ di tempo, sfrontatezza e voglia di comunicare, fecero la storia in Italia. La storia che associa quegli strani numeri sulla radio di casa vostra a delle voci: strano a pensarsi, ma fino al 1975 le voci erano poche, spesso vecchie, alla volte noiose. Le radio libere erano questo: camerette o fondi commerciali dei parenti con due microfoni, due giradischi, un mixer e un trasmettitore. Erano illegali, ma come sappiamo tutti, a 20 anni non c’è migliore invito ad infrangere la legge che una cosa del genere.
A Firenze, il 14 novembre 1975, questi ragazzi si videro, si salutarono per la prima volta, si confrontarono: le voci della Puglia con quelle del Piemonte, i ragazzi di Roma con quelli di Firenze. La rete fu battezzata. Da quel momento in avanti non ci furono più questori, parenti o poliziotti della famosa EscoPost: l’etere era stato occupato.
5 novembre 1977 – Morte di La Pira
Mille battute son poche, e sarebbero poche anche centomila, per parlare del più grande Sindaco che Firenze abbia mai avuto. Ispiratore della politica quale massima estensione dell’essere umano, cattolico, pacifista e antifascista, primo cittadino di una città da ricostruire con i criteri del valore civico quali lavoro e istruzione. Giorgio La Pira è stato qualcosa di più di un semplice sindaco. Il 5 novembre 1977 si spense, da Eroe o da Santo, se si vuole in qualche modo trovare una distinzione, che forse stavolta non c’è. Vi lasciamo con le parole di Carlo Bo. “Si dovesse con un tratto segnare il peso della sua vicenda bisognerebbe dire che La Pira è passato, sì, come una meteora nel cielo della politica che era indegna di lui, ma è stato, per altro verso, il simbolo di un’altra e più alta ragione: anche un santo può fare politica a patto che la sua vocazione politica sia soltanto il riflesso e l’eco della sua più antica e vera scelta religiosa”.
5 novembre 1987 – Bomba in via Toscanini
I dettagli, le piccole cose, non sono per chiunque. Come le morti. Come le esplosioni, stavolta. Perché si parla in queste righe di circa 40 kg di esplosivo collocati sotto una palazzina in una notte di luna piena fra un mercoledì ed un giovedì a caso. Un quartiere popolare, senza obiettivi, senza giudici, mafiosi, terroristi. Fatto sta che alle cinque e mezza circa un boato squarciò il quartiere di Novoli. Il primo attentato della storia d’Italia contro un’abitazione civile. Nessuna rivendicazione, nessun gran clamore della stampa, nonostante l’esplosivo usato fosse praticamente lo stesso della strage al rapido 904 di tredici anni prima: nessun morto ma solo qualche ferito per questa prima ed inquietante strage mancata. Le indagini ci furono, ma non si giunse a nessuna importante conclusione. Forse un avvertimento al fatto che solo due giorni prima il giudice Gironi avesse depositato la chiusura delle indagini sulla strage del citato Rapido 904. I dettagli, le piccole cose, le stragi mancate, appunto.
6-10 novembre 2002 – Social Forum Firenze
Raccontare degli eventi cardine di alcune generazioni spesso è esercizio stancante. Il Sessantotto lo è in parte diventato, per non parlare del Settantasette. Il Duemiladue è stato invece per una generazione intera un colpo di respiro. Firenze è riuscita, in pochi giorni, a fare prender fiato a milioni di ragazzi, i cui polmoni erano rimasti fermi all’estate dell’anno prima. Non era il salmastro delle acque genovesi quello che li aveva intossicati, ma forse le cariche dei lacrimogeni in quella maledetta guerriglia. Il Social Forum di Firenze fece da collante per tutti coloro che volevano dire qualcosa, mettendo al bando le violenze degli oramai forse dimenticati “black block”. L’unico Social che esisteva era il Forum. Non le dirette. Non c’erano piccoli leader improbabili e poco preparati, non c’erano i “meme”, non c’erano le stories. I ragazzi e non solo, 700.000, erano a Firenze, e Firenze li accolse. Il messaggio era lo stesso: un altro mondo è possibile. La ricordiamo come una festa di una generazione, oramai purtroppo lontana. Aspettiamo e speriamo.