Era maggio 1996. Io avevo i capelli corti tanto per cambiare e mi accingevo a preparare l’esame di maturità.
Ero in quella fase della mia vita in cui pensavo che avrei potuto fare qualsiasi cosa, anche l’ingegnere aerospaziale.
Mi sentivo una sfigata, intendiamoci, però mi importava poco, avevo quella incoscienza sul futuro che si può avere solo a 18 anni. Una sera con l’amica del cuore andai a vedere un film, di un taleBertolucci Bernardo, che pare negli anni ‘70 dette scandalo con un’altra pellicola…
Comunque ne uscì un po’ interdetta: “Io Ballo da Sola” non è un capolavoro, ma l’atmosfera che ne emerge è decisamente degna del suo regista.
Se dovessi descriverlo con colori direi che è senza dubbio un mix di terra di Siena e blu cobalto come il cielo del Chianti, dove in gran parte è stato girato.
La colonna sonora impeccabile fa da sfondo alla storia un po’ banale di una ragazza americana in cerca di se stessa.
La lei in questione è Lucy, alias Liv Tyler in tutto il suo metro e ottanta di bellezza.
Tra un bicchiere di Brolio ed una festa dal sapore vintage in una villa semi diroccata, la nostra Lucy perde la sua spensieratezza per affrontare la vita vera.
Dall’alto della mia giovane età una delle cose che mi colpirono furono gli abiti con ricami floreali, i capelli lunghi di lei, la piscina dove la mattina faceva il bagno, le corse tra le balle di fieno, le sue poesie scritte su fogli di carta che poi incendiava, lo sguardo che le riservava un malato Jeremy Irons e le sue scarpe friulane, rosse in velluto.
Suddette scarpine che non ho idea di quanto abbia cercato disperatamente. No all’epoca, ventitre anni fa, non esisteva lo sconfinato mondo di internet dove qualsiasi cosa è trovabile. Nel ‘96 se volevi qualcosa la dovevi fisicamente cercare: senza alcun risultato per quanto mi riguardava.
Quando giorni fa mi è capitato di rivedere questo film, come molte cose nella vita, mi sono resa conto della sua attualità in tutto, forse è per questo che un regista è definito grande, perché è sempreverde in un certo senso. Si sa che amo i vestiti e mi sono resa conto di come l’intera pellicola sia contemporanea anche per i costumi: ogni abito, ogni acconciatura della protagonista potrebbe essere creata adesso, nel 2019.
E poi loro, sempre quelle scarpine in velluto.
Il web mi ha immediatamente aiutato nella ricerca sfornando migliaia di siti con calzature simili, che forse non piacciono al popolo maschile, ma poco mi importa francamente.
Sono comode, chic e a prezzi abbordabili, come quelle di Vibi Venezia, esattamente purpuree come quelle di Lucy, l’americana che è andata in vacanza nel Chianti.
Queste papusse nascono nelle campagne friulane come scarpe da festa, cucite a mano con materiali di riciclo come i copertoni delle biciclette usate per la suola, il che rende ogni scarpa unica nel suo genere.
Le furlane sono calzature eternamente chic e versatili anche nella stagione transizionale tra estate ed autunno ed una valida alternativa alle onnipresenti ballerine.
Se vi ho convinto solo un po’, direi che potreste mettervi un abito a fiori, (ne troverete di ogni tipo e foggia nelle catene low cost), le vostre scarpine e in macchina dirigervi dirette a Gaiole in Chianti, dove al Castello di Brolio potrete degustare l’omonimo vino, per poi dirigervi verso il casolare che ospitò le riprese, oggi un po’ diroccato, ma assolutamente affascinante.
Portatevi un po’ di musica e possibilmente cercate di non ballare troppo da sole.