PO9, Piazza S. Spirito 18r

Giovanni Della Valentina, responsabile del Po9 a.k.a Pop Café, tra chicchi di riso venere, ci parla di sinergie con la piazza sull’onda di cocktail e cinema d’autore.

Il Po9 è prima di tutto un cocktail bar, qual è il drink che più vi rappresenta?

“Un classico, il Vodka Martini in tutte le sue declinazioni: dirty, gibson, in & out, Hemingway. È un cocktail apparentemente semplice ma come tutte le cose semplici gli va dedicata una certa cura. Se invece cerchiamo qualcosa di più personale abbiamo il nostro Pop Moskow Mule, un cocktail che viene richiesto in tutte le stagioni”.

Siete stati tra i primi a servire aperitivi vegani per soddisfare ogni religione. Se dovessi pensare ad una ricetta, cosa ci consiglieresti?

“Proporrei un riso venere con zucchini, carote, ginger, semi e menta fresca e profumo di lime servito tiepido e può essere abbinato al cocktail ideato da Antonino con Tequila, triple sec, splash di sweet & sour, pompelmo rosa e menta”.

S. Spirito è stata il palco di tanti personaggi epici e senza dimora a cui sempre offrivate un piatto. 

“Alcuni personaggi sono ancora ‘resident’ in piazza, sono tra i clienti più educati e rispettosi, oramai vengono solo al mattino per un caffè e una pasta (e uso bagno) ormai di rado per qualche bicchiere di ghiaccio la sera, alcuni purtroppo sono scomparsi ma li ricordiamo ancora con affetto (Gennarino, Carlos, Mariolino)”.

Mario Monicelli in Amici Miei (1975), film che l’ha reso portavoce di una Firenze goliardica e corale, gira una scena fondante – il funerale del Perozzi – con sfondo la chiesa di S. Spirito. Se fosse ancora vivo, cosa gli offriresti?

“Pensando al Perozzi mi viene in mente il cornetto che va a prendere quando smonta dalla redazione, quindi gli offrirei quello e un buon cappuccino o un Boulevardier, visto che l’attore è francese, che hai due ingredienti del Negroni (vermouth rosso e campari) ed è un cocktail nato a Firenze, un ponte tra Parigi e Firenze, ad accompagnare l’aperitivo prevalentemente vegetariano”. 

“Quando penso alla carne della mia carne, chissà perché, divento subito vegetariano” diceva il Perozzi.