Ci vuole un certo tempismo per arrivare in ritardo al momento giusto.
Per questo motivo il fiorentino, un essere che sa fare dell’imprevedibilità virtù, delle promesse emoticon di pollicioni alzati – tipico esempio di messaggio su piattaforma instant messaging: “Sì, ok! Ci si vede lì alle ore X + polliccioni alzati” –, e delle lancette dell’orologio stuzzicadenti con cui pulirsi gli spazi tra i denti, ti darà appuntamento il 24 giugno, per la festa di San Giovanni Battista, il patrono di Firenze che si conclude con i fuochi d’artificio in Piazzale Michelangelo.
Arriva il fatidico giorno e sei in ritardo, ma piuttosto che oltraggiare il protettore di Firenze lasci casa con i calzini spaiati e una zampata di dentifricio incollato alla bocca. Quindi esci dalla macchina più sfatto di Matt Stone e Trey Parker alla notte degli Oscar e, prima di parcheggiare sulle strisce pedonali, rischi anche di asfaltare una famiglia di dieci birilli cinesi incolonnati così perfettamente che ti viene in dubbio non siano lì per una nuova guerra sino-giapponese.
Superi tutti. Quattro formazioni militari asiatiche che inspiegabilmente non combattono tra di loro; coppie innamorate che non staccherebbero le mani nemmeno se apparisse Freddie Kruger con la motosega per dividerle; bambini a quattro zampe, cani che gattonano; zucchero filato, gelati, cappelli da cowboy con le paillettes; gente che parla, gente che ride, gente che mentre ride continua a parlare, gente che non parla e non ride ma fa una tristezza rumorosa; puzza rancida di sudore, puzza rancida di profumo; ecc.
Vai avanti, e ad un certo punto un muro di smartphone si alza in cielo come una preghiera verso la croce: i fuochi stanno per iniziare. Bim-bum-bam pirotecnici, chimici effetti luminosi. Colori ed esplosioni. Tutto molto bello, a parte il fatto che sei da solo. Alla fine torni alla macchina ed eccolo là, il fiorentino arrivato dopo i fohi che esordisce con: “Appena in tempo: stavano per farti la multa!”.