di Michele Baldini e Mariaelena Fabris

(Contributi di Enrico Prosperi, Serena Conforte)

DE VITA CVM AVIBUS

di Michele Baldini

Vi aspettereste di trovare un martin pescatore passeggiando sul Lungarno Serristori? Io no. Eppure. Firenze, si sa, è città oasi oltreché città museo e spesso non occorre allontanarsi troppo dal centro per avvistare rarità volatili. Come nel caso dei cenerini, non veri e propri esemplari da collezione ma maestosi ed insoliti concittadini: una distrazione dal flusso dei turisti su Ponte Vecchio, un punto di vista metaforico in più dal quale riflettere sul genere umano. Abbiamo provato a fornire alcune semplici indicazioni e una manciata di consigli per chi, come il sottoscritto, desidera intraprendere questo comodo ma emozionante viaggio da amatore e non da professionista, nel periodo dell’anno più appropriato.

Mi sono avvicinato al birdwatching studiando Federico II. Che c’entra? Beh, lo stupor mundi oltre a odiare il Papa, far costruire la rocca che domina la mia città natale (San Miniato) e a contornarsi di illuminati intellettuali di ogni credo e nazionalità nella sua corte siciliana, era un fine conoscitore di uccelli e abile falconiere. Suo è infatti uno dei primi trattati sull’argomento, DE ARTE VENANDI CVM AVIBUS (“L’arte di cacciare con gli uccelli”), prezioso e puntuale.

Ma è grazie alla senilità impellente, al piacere di godersi in coppia la campagna e alla noia verso le meschinità mondane che a poco a poco ho maturato interesse e attenzione verso il magico mondo degli abitanti dell’aria, del pelo d’acqua (perlopiù stagnante) e dei rami. O forse perché, come si riporta da Victor Hugo, «alla zampa di ogni uccello che vola è legato il filo dell’infinito».

IL KIT DEL BIRDWATCHER

di Mariaelena Fabris

  • Binocolo: imprescindibile per osservare i dettagli del pennuto;
  • guida da campo: un aiuto essenziale per destreggiarsi nel soffice mondo dell’avifauna ed imparare a distinguere le specie principali. Scegliete un’edizione aggiornata e ben illustrata: vi consigliamo Birds of Europe – Second Edition [L. Svensson, Princeton Field Guide, ed. or. ing.];
  • pazienza: tanta. Spesso si tratta solo di stare ad aspettare e nel (probabile) caso in cui non riusciate ad avvistare nulla di esotico, mantenete la calma: anche nello sguardo vitreo di un piccione storpio potreste scorgere della poesia.

QUALI E DOVE

  • I Lungarni del centro storico offrono alcuni punti di osservazione privilegiati. Tra questi menzioniamo la Pescaia di Santa Rosa per la possibilità di sedersi sulla cascatella, magari con una birretta presa al Torrino in una mano e un binocolo nell’altra, e la spiaggetta tra Lungarno Serristori e il Ponte di San Niccolò, per la presenza di arenari, macchia e piccoli arbusti, ideale per le specie limicole. Ci è stato inoltre segnalato l’avvistamento di un rarissimo Ibis Eremita (estinto in natura, in fase di ripopolamento scientifico) in zona Cascine/Argingrosso. Per cui: occhi a palla.
  • Parco Il Boschetto (Quartiere 4), soprattutto per offrire a residenti e turisti la possibilità di godersi una delle più belle aree verdi cittadine in una zona prossima al centro storico eppure fuori dalle consuete rotte: per gli amanti del “belcanto”. Anche qui si trova un circolino fancy dove rinfrescarsi la bocca.
  • Il Lungo Mugnone (Quartiere 5), in particolare Ponte alle Riffe o l’Area Ospedaliera di Carreggi: qui le specie avvistabili sono più o meno le stesse che lungo l’Arno, con la differenza che – date le ridotte dimensioni del corso d’acqua e la minore presenza umana – la distanza con le creature è spesso ravvicinatissima. 

APPENA FUORI PORTA

NEL BOSCO
Il rigogolo (o oriolo) [1]

(di Serena Conforte, Guida ambientale)

Di dimensioni ridotte, è inconfondibile soprattutto per i colori del maschio: giallo brillante con ali e coda nere. Svolazza tra le chiome alte dei boschi caducifogli (es. querceti), migra dall’Africa tra maggio e agosto. Il canto, un “foh-flüo-fiih-fiiooo” udibile al mattino, è simile a un flauto. In questo periodo si possono ascoltare anche: il verdone, la ghiandaia, il cuculo, la cinciarella e la cinciallegra, il luì piccolo, il picchio verde, lo scricciolo, il pettirosso e molti altri.

[1] Non è chiaro se il nome “Oriolo” derivi dal latino Aureolus, per il colore aureo del piumaggio, oppure dal canto, affilato e ritmico come quello di un orologio. In quest’ultimo caso avrebbe lo stesso etimo di una delle più antiche vie del centro storico, cioè via dell’Oriuolo (in situ vi era infatti un antico orologio) [ndA].

NELLE AREE PALUDOSE

Il fenicottero rosa

(di Enrico Prosperi, operatore del Consorzio Forestale de Le Cerbaie)

Giunto al Padule di Fucecchio per il quarto anno di fila nonostante la siccità, è stato visto accoppiarsi e forse inizierà a nidificare. Il rosa che lo caratterizza all’arrivo, si dissolve in bianco per il cambio di dieta: non più alghe rosse e gamberetti africani, ma microfauna acquatica locale. Il progressivo abbandono delle campagne ha portato all’aumento di prede e predatori: in questo periodo si possono osservare con discreta facilità rapaci come poiane o falchetti (oltre ai limicoli).