No, non è un pesce d’aprile. Sì, questa ricetta esiste per davvero ed è originaria dell’Alentejo, regione del Portogallo meridionale, dove tutto è dipinto di blu e le piastrelle di azulejos ti parlano da ogni dove.

In Portogallo, come in tutte le cucine povere del mondo, in epoche in cui le masse non avevano ancora scoperto il reddito di cittadinanza, si è messo insieme quello che terra e mare offrivano, senza tabù culturali, né estetici, né di religione. Maiale e vongole sono spesso appellativi che usiamo per sottolineare la poca bellezza e qualsiasi ebreo osservante, che segue una dieta kosher, non mangerebbe nessuno di questi due ingredienti singolarmente, figuriamoci in un unico piatto.

Oggigiorno l’arte culinaria mantiene – per fortuna o meno – ideologie (quelli che “Ah ma allora nun la chiama’ Carbonara!”) di cui ci siamo liberati o che forse abbiamo perso nella moda, nell’arte e non ultimo nella politica, dove “carne e pesce” si ritrovano, dove il brutto e la cacofonia stanno dettando le leggi di una nuova estetica sventolando le bandiere di un liberismo agguerrito.

Chi ha recentemente visto il film “Il Filo Nascosto” (Paul Thomas Anderson, 2017), sa bene che anche solo sostituire il burro con l’olio può causare crisi sentimentali irreparabili, pertanto cimentatevi in questa ricetta solo dopo aver ben ponderato l’impavidità dei palati dei vostri commensali.

E poi però, se fanno storie, fatevi spiegare qual è la griglia comportamentale per la quale Casini può farsi fotografare sotto il ritratto di Gramsci e voi non potreste cucinare il maiale con le vongole.

 

illustrazioni e parole di Marta Staulo