Il toscano, già da prima della spending review e della raccolta differenziata obbligatoria, aveva imparato a gestire responsabilmente le proprie risorse linguistiche. Egli non ha mai sentito il bisogno di impiegare costrutti laboriosi per delineare la sua idea di entità superiore dotata di potenza, intelletto e bellezza straordinaria” (NB questa definizione, tanto melliflua quanto pesante, ha abbozzato soltanto una miserrima parte del significato intrinseco di ganzo).

Il ganzo, signori, è oltre tutto questo.

Il ganzo è seduto in balcone e sorseggia uno scotch senza ghiaccio. Guarda il sole cadere sul mare, ha una camicia slacciata, un paio di bermuda e nient’altro. Mentre Myskin è in città a discutere se la bellezza salverà il mondo intero, il ganzo toscano sorseggia il suo drink con la moglie del principe. Dopo un coito prolungato e ripetuto, egli sa che l’idiota non troverà soluzione nei suoi filosofismi. La ganzità è la risposta e lui, essendo un ganzo, non deve chiedere, mai.

Il ganzo non deve chiarire nulla, è la chiarezza che si presenta dal ganzo per chiedere delucidazioni. Il ganzo brilla di luce propria: in uno studio scientifico pubblicato da un’autorevole rivista inglese si stima che soltanto sorridendo, il ganzo riesca a produrre una quantità di energia tale da permettere la fotosintesi clorofilliana dell’intera Amazzonia per due mesi. Se volesse, il ganzo potrebbe risanare i conti pubblici, guarire la fame nel mondo, rendere una volta per tutte la terra piatta e sciogliere i ghiacci dell’Artico in pochissimo tempo! Scusate, avete ragione, a quello ci stiamo già pensando noi.

Tuttavia, ahimè, il ganzo non è interessato alla nostra contemporaneità. Soltanto all’inizio, quando fu il momento di creare tutte le cose visibili e invisibili, egli diede il suo contributo. Il ganzo era lì anche prima di Dio. Fu lui ad ideare le tette e solo dopo si preoccupò dei miracoli, ma siccome era troppo impegnato a fare l’amore inventò anche i santi esclamando: “Vabbè dai, allora a questo pensateci voi” (Ganzità – 36:26).

Il ganzo è oltre lo spazio e il tempo. Egli si riallaccia la camicia, si infila gli occhiali e si volta un’ultima volta verso l’orizzonte, prima che il sole scompaia dietro il mare. L’ultima scintilla riflette sulle sue lenti e nel guardarlo, puoi dire soltanto una cosa: che ganzo!