È tutto nei social. Il terremoto, la neve, la moda, la colazione, la politica, la droga, la musica, il vino, il tuo cazzo di piatto himalayano fotografato in perfetta simmetria con la tazzona di succo di palle di bue muschiato, la droga, i viaggi, il sesso. È tutto nei social.

E nei social ci sei anche te che ti arrabbi con la vicina di posto sull’autobus perché ha dei pacchi ingombranti che ti sbattono nel muso. E lei che ti odia perché ti puzza il fiato. Siete accanto, potreste toccarvi, potreste parlarvi e non ve lo dite. Cazzo, lo scrivete ciascuno ai propri contatti. Non amici, contatti. Con quella minchia di telefonino, ripiegati a spippolare come mocciosi giapponesi.

E invece dovreste parlarvi. Perché magari la tua vicina, dietro quei pacchi, è pure una bella gnoccola. Magari te hai una gomma in tasca e poi non ti puzza più il fiato. Ed un approccio brusco può essere l’avvio di un grande amore. Magari finisce pure che scopate e salvate il mondo dall’estinzione della cybersega.

Scrivete troppo ragazzi miei. Scrivete troppo per essere gli analfabeti che siete.
Lasciate scrivere chi sa scrivere. Tipo me. E voi parlatevi. Tanto di cosa scrivete, raramente gliene frega qualcosa a qualcuno. Mentre se parlate alla persona che avete accanto, magari potreste sorprendervi a scoprirvi pure interessanti. Spigliati, divertenti. E vi sentirete meglio. Vivremo tutti felici e contenti. Vi amo, smetto di scrivere, esco di casa, vado a parlare con qualcuno. Esco, non c’è nessuno. Torno a casa. Scrivo.

 

di Tommaso Ciuffoletti