di Tommaso Ciuffoletti

 

Non sono giorni facili per chi odia l’umido. La nebbia, la pioggia, l’Arno, Lungarno, il fiume in piena, la droga, l’anniversario dell’alluvione, faccio tanta plin plin, il puzzo di fogna nei palazzi del centro, nelle case del centro, nei locali del centro, i cocktail a 8 euro, la droga, il muco, lo starnuto, le froge del naso, il moccio, lo starnuto, le narici, la droga, i sentimenti liquidi, sposa bagnata bravo il marito.

In fondo una speranza: la Fiorentina è prima al momento in cui scrivo. E i fiorentini pretendono che tutti salutino la capolista, almeno quanto la destra pretende che ci ridiano i marò. Ridateci i marò e salutate la capolista. Imperativi generici. Io non vi ridò i marò e se incontro la capolista la ignoro come fanno i fiorentini. Che un minuto prima si presentano stringendoti la mano e due secondi dopo sono già pronti a giurare di non averti mai visto in vita loro. Chissà se faremo così anche con il Papa, che giunge in visita ufficiale a Firenze per salutare la capolista.

Vorrei invecchiare come lui, Francesco. Esordì dicendo “vengo dalla fine del mondo”. E subito mi preoccupai pensando al solito reazionario che vuole sostenere che la terra non è sferica e finisce poco oltre Gibilterra. Ma ben presto l’animo mimetico del gesuita è venuto fuori in tutto il suo perverso fascino. Gente seria i gesuiti, mica come voi. Conoscete Matteo Ricci? No. Ma conoscete i gesuiti euclidei, vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatoriii della dinastia dei Ming. Il bello di Battiato è che fa sentire intelligenti quelli che ascoltano le sue canzoni. Quella strofa al centro di gravità permanente è esattamente riferita a Matteo Ricci, missionario gesuita che più di Marco Polo conobbe tanto bene la Cina dell’epoca, da diventare astronomo di corte. Introdusse nel paese di mezzo i principi della matematica euclidea ed effettivamente finì così tanto per somigliare a quelle persone con cui viveva, che la Chiesa cattolica faceva fatica a riconoscerlo ancora come un proprio uomo.

E forse faticare a riconoscere Francesco, oggi, è un po’ la stessa cosa. Vale per la Chiesa e vale per noi laici e laicisti.

Nel dubbio, è quello vestito di bianco.