«Ci si vede al Deanna» era la litania di molti appuntamenti in centro e del pre partenza ferroviario. Ci si vede al Deanna, con quella scritta un po’ in curva che scorreva quando ci passavi con l’autobus. Deanna, con questa variante inglese di nome femminile che faceva leggermente esotico, e portava la testa chissà dove. Deanna, luogo di convegni amorosi, di frettolose telefonate a gettone, di caffè d’occasione. Deanna, altro polo della stazione, giù dalle scalette in un’era non ancora solcata dalla tramvia. Deanna luogo che c’è sempre stato, presenza fissa, monumento non codificato al consumismo da bancone. Deanna, rifugio nelle giornate di pioggia, ultima sosta prima di un addio, bar da canzone di Baglioni o dei Pooh. A un certo punto divenne flagship cafè di una compagnia di servizi di trasporto aeroportuali e ospitò persone in attesa di andare altrove. Deanna, che sei ritornato e, anche se non più come prima, sempre Deanna sei.

 

 di Leandro Ferretti