Il genere commedia acquista un’accezione particolare nella pellicola brasiliana “Entre abelhas” (“Tra le api”) del regista Ian SBF. Il film prodotto nel 2015 è stato proiettato al cinema Odeon di Firenze in occasione della seconda edizione del “Brasil: Seleção de Cinema”. Sembra proprio che il cinema brasiliano prenda le distanze dalle diffusissime telenovelas sudamericane attraverso il tema della denuncia. Già nel suo secondo lungometraggio “Teste de Elenco” (2011), Ian SBF attraverso la messa in scena di un casting, porta il pubblico a riflettere sui retroscena del cinema ed in particolare sull’estenuante lavoro degli attori che cercano ad ogni costo di inseguire il proprio sogno.

La base della trama è quella tipica di una commedia all’italiana. Un uomo sulla trentina, Bruno, si è appena separato dalla sua compagna Regina della quale è però ancora innamorato. Gli amici, in particolare uno molto donnaiolo (Davi), cercano di tirarlo su’ di morale invitandolo ad uscire. Nei primi dieci minuti di film seguiamo il protagonista che, tornato a vivere con la madre, contatta insistentemente l’ex fidanzata sperando in un possibile ritorno di fiamma, finché non accade qualcosa di inspiegabile. Le persone intorno a Bruno iniziano a scomparire, lasciandolo completamente solo con sè stesso in una sconfinata e imponente Rio de Janeiro. Bruno è solo, ma soltanto lui sembra accorgersene.

L’ironia non manca ed è sicuramente riuscita soprattutto nelle dinamiche che coinvolgono la madre di Bruno e Nildo, un ragazzo delle consegne appositamente assunto da lei come cavia per mettere alla prova i sensi le capacità cognitive del figlio. È proprio dietro a questi sketch divertenti che si nasconde una malinconia drammatica. Il protagonista soffre in silenzio una situazione inspiegabile e attraverso la sua costante espressione triste e le sedute dallo psichiatra, il regista pone il pubblico di fronte ad un interrogativo esistenziale: la solitudine dell’individuo. Secondo una logica irrazionale gli uomini intorno a lui scompaiono uno ad uno lasciandolo in un totale isolamento da cui non può uscire in nessun modo. Ian SBF rende materiale una condizione mentale dell’uomo e lo fa anche instaurando un paragone, forse non del tutto riuscito, con la graduale scomparsa delle api dal pianeta, tema già anticipato nel titolo del film.

Ci si trova dunque di fronte a due chiavi di lettura: da una parte il segnale d’allarme verso lo spopolamento degli alveari, le cui cause non sono ancora ben comprese, dall’altra l’uomo moderno delle metropoli che vive circondato da milioni di persone senza volto da cui non riesce a farsi sentire. Nella scorrevolezza della commedia alcuni pezzi importanti si perdono per strada, tanto che alla fine del film il titolo risulta quasi stonare con l’intera trama ed è richiesto uno sforzo immaginativo allo spettatore il quale però, prima di uscire dalla sala, non può che restare attonito di fronte alla grandiosità dell’ultima scena: senza l’uso di chroma key (fondali verdi) per gli effetti speciali, Bruno cammina, solo, tra i giganteschi palazzi di Rio de Janeiro.