Non sempre tatuare tanti centimetri di pelle corrisponde ad avere simboli importanti. Al contrario: ci sono tatuaggi che seppure piccoli raccontano storie più dense di tatuaggi più visibili.
Incontrare (virtualmente) Federico mi ha fatto tornare indietro nel tempo.
Ripesco dal mio archivio mentale musicale “All the small things” dei Blink 182 e schiaccio sul tasto “play”. LaFabbricadibraccia è il nome d’arte di un timido disegnatore, educatore e apprendista Stregone. La sua è una storia semplice, come quelle storie di chi cerca di essere sintetico nelle risposte e inevitabilmente sa che fallirà.
Racconta chi c’è dietro questo collettivo autogestito unicamente da te – gli chiedo. “Il nome è stata una trovata subdola per costringermi a rendere pubblici i miei disegni, e per avere una frequenza vagamente regolare nel farli. Ho sempre avuto un rapporto terribile con il disegno, ho iniziato che ero già grandicello ma non ci ho mai creduto troppo. Per anni ho alternato periodi brevi in cui disegnavo ad altri lunghissimi in cui proprio non toccavo foglio”. Poi Federico si ritrova, fa ordine nella sua vita, finisce Psicologia e invece di diventare psicoterapeuta, sceglie una strada alternativa: il mondo dei tatuaggi. “Che è come quando esci da scuola guida: hai la patente, ma saper guidare una macchina è tutta un’altra storia. Io tipo metto al massimo la quarta e ancora non ho mai preso l’autostrada”.
Una serie di soggetti che adora disegnare (e di conseguenza tatuare) sono i teschi che ridono, le barchette di carta, i cactus, le porte con le scalette, alternando uno stile cartoon a quello fine line. Il tatuaggio più piccolo che ha realizzato è quello di una sardina. Ho subito pensato a un pescatore, un amante delle cose salate, un collezionista di lische. Invece no.
“Una mia amica mi chiese se potevo farle un sardina simile a quelle allungate e storte del negozio in Borgo Pinti “Pesci che volano”…hai presente? Rendere l’effetto irregolare del metallo non è affatto facile. È stato il suo primo tatuaggio!”
Un cuore, un fiore, un puntino scaramantico. Chi si tatua soggetti piccoli, quasi invisibili, lo fa per spendere poco, perché vuole nasconderli alla vista di terzi, o perché “e se poi te ne penti”? Per ora, non ci è dato sapere.