di Michelle Davis
Prof. Bad Trip. Un nome, una storia di geniale e instancabile poliedricità, uno squarcio conturbante di colori e forme che verrà messo in mostra a partire da sabato 17 ottobre presso la libreria Black Spring di via dei Camaldoli 10r.Con inizio alle ore 19.00, l’inaugurazione prevede anche un live set di The Doodlebugs.
Nato a La Spezia nel 1963, Gianluca Lerici e il suo tratto inequivocabile hanno profondamente segnato l’underground italiano anni Ottanta. Scomparso all’improvviso nel 2006, il professore aveva una mente unica, iconoclasta e dai valori ben saldi.
Fumettista, pittore, esperto serigrafo, “Sin dall’inizio della sua carriera, il suo intento era quello di lasciare un segno” ci spiega ‘Good’ Jena Filaccio che è stata sua compagna per molti anni, nonché scultrice e artista a sua volta. “Molti lo vedono come un artista underground, ma praticava seguendo una metodologia molto professionale, quasi mainstream. Calcolava tutto, la sua tecnica era davvero impeccabile.”
Attivo per qualche anno nella band punk-rock Holocaust, avido collezionista di dischi e conduttore di programmi radiofonici, la musica è sempre stata fondamentale per Lerici. La mostra che si terrà a Black Spring sarà infatti incentrata sulla sua produzione di natura musicale, tra fumetti, copertine di album e fanzine, strisce satiriche, cartoline, illustrazioni, artworks, ritratti di artisti e musicisti.
“Iniziò un po’ per caso durante gli studi a fare copertine per una casa discografica di La Spezia, 45 giri e bootleg di Jimi Hendrix, Grateful Dead, The Who e Velvet Underground”. Ha anche illustrato copertine di libri Mondadori e creato una versione a fumetti di Il pasto nudo di William Burroughs. Ma questo è solo un frammento della sua immensa produzione costellata di successi anche internazionali.
Colori psichedelici, soggetti cyberpunk “Era molto influenzato dal mondo circostante, dai libri di Lovecraft, J.G. Ballard e Philip Dick, l’arte di Robert Crumb, la musica. Per certi versi era veramente un visionario: nel 1987 i suoi collage e dipinti raccontavano già il futuro, l’avvento dell’era digitale. Telefoni, cavi ad alta tensione, fili che entrano ed escono dal cervello. Stavamo tutti per essere collegati a una macchina esterna, una macchina capace di rubarci l’identità.”
Nonostante il suo odio per il world wide web e l’alienante rivoluzione digitale, l’arte del Prof. Bad Trip sta ritornando alla ribalta anche grazie alla diffusione via internet. “Avrebbe odiato tutto questo” ride Jena. “Ma mi rendo conto che questo strumento è diventato essenziale, soprattutto quando si tratta di promuovere le sue mostre. Lui aveva un modo tutto suo di fare rete, rendeva il suo lavoro visibile regalando adesivi e disegni a tutti, spedendo fanzine e mail art. Era molto generoso”.
Da sempre critico nei confronti della società, nonostante il suo immenso talento rimane ancora una figura poco compresa, poco istituzionalizzata. Oltre alla mostra che sarà visibile fino al 7 novembre, per chi fosse interessato ad approfondire, sono stati pubblicati due volumi da ShaKe Edizioni: L’arte del Prof. Bad Trip (2007) e I fumetti del Prof. Bad Trip (2008). Inoltre, Jena gestisce la Bad Trip’s Home, una vera e propria casa museo nella città natia del Prof. dove si trova un impressionante archivio dei suoi lavori. Per visitarla basta scrivere a [email protected] o chiamare il numero 0187 24156.
Preparatevi ad affrontare un contorto viaggio nella mente di questo grande artista visuale.