Forse non tutti sanno che novembre è il mese dedicato alla salute maschile. Ai più attenti alle challenge del web sarà però capitato di imbattersi nel cosiddetto Movember – dall’unione delle parole moustache e november – movimento attivo a livello globale dal 2003 che invita gli uomini a lasciar crescere il baffo per tutta la durata del mese, come gesto volto alla sensibilizzazione sulla salute dell’uomo. Nello specifico si parla di prevenzione e diagnosi precoce del cancro ai testicoli e alla prostata ma anche di salute mentale e rischio di suicidi. Secondo quanto si apprende dalla pagina online dell’organizzazione benefica che ha assunto il baffo come simbolo della sua missione, infatti, circa 4/5 delle morti per suicidio riguardano gli uomini. Naturalmente associare la salute delle parti intime al benessere mentale non è casuale.

Il comune denominatore risiede infatti nel concetto di mascolinità caratteristico della società occidentale. Hiding the tears in my eyes ‘cause boys don’t cry, cantavano in modo provocatorio i The Cure nel 1979, ponendosi in aperta critica contro il dogma secondo cui al maschio non è permesso esternare le proprie emozioni o fragilità. Evidentemente il verso della band britannica, che si ripete come un mantra nella testa, non ha del tutto esaurito la sua carica sovversiva dal momento che, nonostante siano passati più di quaranta anni, avvertiamo, in modo ancora più inderogabile, il bisogno di dar vita a gruppi di ascolto al maschile, collettivi e movimenti come quello del già citato Movember.

Trovarsi a far parte di quella fetta di popolazione il cui privilegio deriva esclusivamente dal genere di appartenenza non significa vivere un’esistenza più serena e appagante.  La prima vittima del modello di mascolinità virile nella società occidentale sembra essere, infatti, proprio la comunicazione aperta e senza filtri di condizioni fisiche e mentali, stati d’animo ed emozioni. Ne abbiamo parlato con Gabriele di Mica Macho – community digitale costituitasi come gruppo di discussione attorno al tema dell’autocoscienza maschile, con all’attivo più di venticinquemila follower – che ci ha raccontato di come il fine di realtà come la loro sia proprio la costruzione reti di divulgazione relative all’universo maschile per stimolare dibattiti e offrire esempi al di là degli stereotipi di genere. Perché il fare prevenzione o comunque preoccuparsi della propria salute viene scambiato per un segno di debolezza: nei casi più lievi tende ad esserci un ritardo da parte dell’uomo nella scoperta di alcune patologie facilmente risolvibili che il soggetto ha però normalizzato, evitando il confronto con uno specialista.

Il punto di partenza per un maggiore benessere sia mentale sia fisico, ma anche relativo alla sfera del piacere e del desiderio, viene difatti attualmente riposto nell’acquisizione di una maggiore consapevolezza di sé al di là del ruolo sociale imposto, nell’ascolto delle proprie emozioni e nel dialogo, imprescindibile fonte di esempi e alternative alla regola calata dall’alto. L’atto sovversivo sta nel prendere coscienza della propria condizione di privilegio per imparare a volersi e a voler bene.

 

Fotografie di Tommaso Moni