Ha inaugurato oggi, venerdì 5 aprile alle ore 18.00 presso lo Spazio Murka, la mostra Il canto delle cicale è un canto di pietra del collettivo curatoriale Don’t Feed the Monster – DFTM1. L’esposizione è una personale dell’artista Simone Spampinato (Caserta, 1999), «praticante dell’arte sonora che si ispira alla letteratura post-esotica».
Sperimentare la relazione tra le opere e il pubblico
L’intento di questa mostra, che conferma la volontà di DFTM1 di sperimentare e curare la relazione e l’interazione tra opere e pubblico, è quello di immergere gli spettatori nell’installazione sonora di Spampinato la cui unica via possibile per l’ascolto è la reinterpretazione della natura e del rumore, in questo caso, il verso delle cicale.
L’opera ricrea il verso delle cicale attraverso microfoni e dispositivi elettromagnetici. Due sono le tecnologie utilizzate per questo scopo: attuatori PCB che trasformano energia elettrica in azione fisica-meccanica, la quale permette a questi dispositivi di agire come altoparlanti producendo un “buzz” molto tenue; i microfoni elettromagnetici (EMI) che convertono i campi elettromagnetici in onde sonore. Proprio grazie a questi ultimi, il pubblico potrà interagire con l’opera, spostandoli e modificando la propria percezione sonora rispetto alle diverse cicale dell’installazione.
Poesia e letteratura post-esotica
L’artista ha ideato l’installazione basandosi sulla poesia di Guido Celli Pietra Madre, che alla settima strofa recita: «Il canto delle cicale è un canto di pietra/non un canto di gola, neppure d’aria/come quello dei passeri, quello delle fronde/ma un canto di sole bruno e di pietra/un canto di tronco secco come la pietra/un canto d’arso e stoppie come la pietra.//Le cicale sono il punto d’incontro/l’anello mancante/fra l’insetto e la pietra.»
Unendo questa composizione con la letteratura post-esotica dello scrittore Antoine Volodine, suo unico e plurimo autore, Spampinato sembra volerci immergere in un presente depurato dal protagonismo umano, che possiamo solo abitare come ospiti e con cui possiamo interagire per i momenti dell’esposizione. Le cicale, animali spesso invisibili all’occhio umano per la loro capacità mimetica, ma ben presenti alle nostre orecchie nelle calde giornate estive, sono animali che si rigenerano cambiando pelle e, forse, con questo loro piccolo gesto, ci vogliono rendere partecipi della rigenerazione della terra, dell’idea che, al di là della morte dell’umano, il mondo si ripara e continua il suo ciclo.
La pietra amplifica il canto delle cicale; è – continua Celli nella sua poesia – la madre generatrice di tutte le cose: non gli si può dare una forma, un colore, non si può definirla come vivente perché non si muove e “subisce” gli effetti esterni. Eppure, è sempre stata sotto i nostri piedi, senza di essa nulla esisterebbe, per questo è la prima e vera materia dell’Universo. Grazie alla pietra il canto della cicala si amplifica perché la sua struttura “inerte” permette al suono di rimbalzare lontano.
Così come il suono, la pietra e la cicala sono invisibili per le loro caratteristiche fisiche. Ma possiamo sentirle e iniziare ad interrogarci sulla percezione che abbiamo di ciò che è non visibile ai nostri occhi, ma non a quelli della natura.
Per ulteriori informazioni:
Il canto delle cicale è un canto di pietra
di Simone Spampinato
a cura di Don’t Feed the Monster – DFTM1
Spazio Murka
Costa San Giorgio, 19R, Firenze
5-7 aprile 2024
Sabato e domenica dalle 16 alle 21
Ingresso libero
Contatti DFTM¹:
[email protected]
dontfeedthemonster.it