In Toscana si dice che “per l’Ascensione nemmen gli uccelli fanno il nido”. E i fiorentini, ligi alle regole quando si tratta di rimandare il lavoro, fino a non molto tempo fa hanno rispettato il detto radunandosi, proprio nel giorno dell’Ascensione (che quest’anno ricorre il 26 maggio), alle Cascine, dove aveva luogo la rinomata Festa del Grillo. Per l’occasione uomini e donne, vecchi e bambini si riversavano fin dalla mattina nel grande parco cittadino per “cavare i grilli”.
Se la caccia non dava buoni frutti, non c’era da preoccuparsi: durante tutto il giorno il parco accoglieva una fiera piena di banchi alimentari e di grillai che vendevano le caratteristiche gabbiette contenenti un piccolo grillo. Da bravi commercianti (e da bravi toscanacci) questi venditori attiravano l’attenzione dei passanti con frasi ad effetto come “e c’ho i’ grillo canterino! E gl’è Caruso!”, oppure, nella versione allusiva e ammiccante, “che lo vole i’ mi’ grillo?!“.
Riguardo all’origine della ricorrenza, esistono più versioni. C’è chi la individua nel Calendimaggio, durante il quale i giovanotti, tra i tanti riti primaverili, usavano anche portare alle fanciulle un grillo in gabbia come simbolo d’amore, e chi invece, con meno romanticismo, la fa risalire ad un ipotetico editto emanato per limitare la diffusione di questi insetti nocivi per i raccolti. Quel che è certo è che il grillo, per il folclore, è una presenza preziosa, portatrice di ricchezza, fortuna e prosperità.
Su questo animaletto i toscani hanno tramandato canzoni, storie e filastrocche; Collodi gli ha addirittura riservato uno dei ruoli principali del suo “Pinocchio”! Al di là delle motivazioni originarie, non meraviglia quindi che Firenze abbia deciso di dedicargli un’intera tradizione. A un certo punto, però, qualcuno ha fatto notare come il Re della Festa fosse l’unico a non godersela, e così, dal 1999, l’usanza si è interrotta, lasciando i bambini di ieri senza uno dei giorni più attesi dell’anno.