di Aura Fico e Rosalba Elio Bonaccini
Fino a poco tempo fa avere una collezione di fotografie di bagni brutti sarebbe stato considerato un po’ strano, o come si direbbe a Firenze, una “strullata”. Capita poi di imbattersi nella pagina @bagniorrendi, una semplice raccolta di foto di stanze da bagno, che accomuna più di ottomila followers. Il che non è male, per un cesso. L’esempio sopra è solo uno dei tanti profili seriali che si incontrano su Instagram. Questi si contraddistinguono per un’impaginazione coerente che ripropone in serie lo stesso soggetto spesso considerato ordinario. Si tratta di un’indagine visiva che esplora e cataloga dettagli spesso trascurati in un archivio digitale di apparenti inutilità, che assumono un significato diverso da quello originale. Una produzione culturale dal basso che ha preso piede negli ultimi anni sui social network. L’identità di questi profili unici nasce grazie alla ripetizione quasi spasmodica dello stesso soggetto in contesti diversi. L’attenzione dell’utente è catturata dall’originalità del tema, che nel panorama fiorentino spazia dal lettering urbano (@florencelettering) a fotografie storiche della città (@cronachefiorentine). Molti tra questi profili sfruttano il dispositivo del meme. L’inventore del termine “meme” è Richard Dawkins che nel 1976 lo utilizzò per identificare un’entità di informazione replicabile. Ovviamente il signor Dawkins non poteva sapere che grazie a lui miliardi di persone avrebbero salvato compulsivamente immagini con scritte IMPACT. Esistono pagine a tema per ogni gusto, come la marmellata. Dai libri brutti che nessuno comprerebbe, ma qualcuno possiede (@libribrutti), alla collezione di oggetti casuali (@cose_per_terra), fino ad arrivare alle immagini dei ricettari anni ‘80 (@salmon_le_bon). Ne abbiamo scelte due che, secondo noi, riflettono molto bene i nostri gusti e la realtà fiorentina.
Florence Magic Mements (@florencemagicmements)
Se cercate un posto comodo dove fare le ciarle su Firenze, Florence Magic Mements è il “salotto fiorentino per eccellenza”. Con quasi seimila follower è una pagina “decisamente eterogenea, vige il caos: nelle storie pubblichiamo i flyers di eventi a Firenze e dintorni, facciamo sondaggi, e per i meme ci lasciamo ispirare da tutto”, come affermano le due admin di questa chicca. Sulla loro pagina si può trovare veramente ogni sorta di contenuto, dai meme che fanno tendenza alle notizie di cronaca. Nata da una volontà di ricreare quel contatto cittadino che si era perso durante i due anni di pandemia, dove in piazza ci trovavi solo i piccioni, è diventata una realtà conosciutissima, condivisa online e offline nelle serate fiorentine. “Quello che speriamo è che le persone si riconoscano nei meme, provino gioia nel sapere che le cose che amano della città sono condivise, e conforto nel sapere che anche il disagio che provano è diffuso. La verità è che noi amiamo Firenze, quindi ci teniamo molto ad esaltarne gli aspetti migliori, proprio perché siamo molto coscienti di quelli peggiori”. All’espressione “Firenze città vetrina” si risponde a suon di meme, facendo tornare viva la comunità di chi in questa città magica ci è nato, ci studia, ci lavora o piange al suo solo pensiero, colto dalla malinconia. Il mio consiglio? Fatevi un giro su questa collezione di perle preziose, non ve ne pentirete.
Madonna Freeda (@madonnafreeda)
Un’irriverente raccolta di meme a tematica transfemminista e anticapitalista: “Il femminismo viene costantemente osteggiato e marginalizzato nel dibattito pubblico, anche nelle aree che si dicono più progressiste. Ho scoperto che con l’ironia riuscivo a rendere più sopportabili gli aspetti più distruttivi dell’impegno politico”, racconta l’autrice. Una risata amara per esorcizzare la frustrazione che spesso scaturisce dalla lotta per la parità dei diritti. Madonna Freeda vuole essere uno spazio condiviso per creare alleanze e un’opportunità per guardare con occhio critico chi si appropria di istanze transfemministe per fini commerciali attraverso operazioni di pinkwashing: “Cerco di dare spunti di riflessione per incoraggiare i miei follower a dubitare di chi utilizza il transfemmismo come cavallo di troia solo per arrivare a un pubblico a cui vendere qualcosa”.