di Eleonora Ceccarelli
Parlare con Mattia e Francesca è stata un’esperienza a dir poco surreale. Li ho conosciuti in via del Campuccio 23r, sede di LO.FO.IO e fulcro di novità e di bei sogni. Definire questo luogo è praticamente impossibile, ogni termine risulta riduttivo, ci ho provato e riprovato, chiedendo disperatamente un chiarimento su ciò che accade là dentro, ma niente. Le risposte sono molteplici, si accavallano e si ampliano, i discorsi mettono le ali e spiccano un altro straordinario volo di parole sotto forma di eventi speciali. Un po’ makerspace, bottega artigianale, un po’ coworking laboratoriale, ma anche social network nel mondo reale e garage aperto.
Allora, cercherò di chiarirmi le idee e di chiarirle a tutti voi. Ci provo. Possiamo parlare di una bottega artigiana, meglio definita ufficialmente come “smanettatoio”. Faccio un esempio: prendo il mio materiale, vado in via del Campuccio, affitto gli strumenti e inizio a lavorare. Oppure, un sabato pomeriggio voglio imparare a fare qualcosa con le mie mani e mi iscrivo a un workshop dove apprendere semplici riparazioni o delle perle di saggezza di manutenzione domestica. Posso anche creare il mio oggetto adoperando un kit predefinito che mi viene consegnato dai ragazzi di LO.FO.IO. Altrimenti seguire un vero e proprio corso tenuto da un artigiano per imparare il vero “saper fare”, restituendo il giusto valore e la dignità a ogni oggetto che ci circonda. Questo è l’aspetto fondamentale più volte ribadito durante il nostro incontro, ovvero la volontà di far comprendere alle persone quanto sia prezioso il saper costruire con le proprie mani e il progettare mostrando quanta professionalità si nasconde dietro ogni manufatto. Per capire dovete assolutamente passarci o con appuntamento, o durante le numerose attività proposte, oppure il martedì e il venerdì pomeriggio, in cui è garantita l’apertura.
Per farvi immergere nell’atmosfera giusta basta che pensiate a un laboratorio con degli attrezzi. Avete presente l’immagine tipica del garage, dove trovi tutto per il fai da te, retaggio del nostro background culturale televisivo? Se ci pensiamo bene tutti i brand più famosi al mondo hanno come denominatore comune il fatto di esser nati in un garage. Ecco, questo è quello che ci troviamo di fronte entrando in questo spazio: macchinari di ogni tipo con cui realizzare i nostri progetti personali. Macchine per cucito, decorazione, modellistica, prototipazione, fai da te, falegnameria, decorazione e qualsiasi altra attività che non possiamo svolgere nei nostri appartamenti di città, troppo piccoli e puliti.
Lo scopo di questo luogo meraviglioso è stimolare le persone a mettere le mani sulle cose ripartendo dal recupero del culto dell’hobbistica e di quegli interessi importantissimi che stiamo perdendo e dimenticando. La scelta del quartiere ovviamente non è casuale: Santo Spirito, fulcro storico delle botteghe artigianali che realizzavano oggetti e procuravano servizi di uso quotidiano la cui produzione oggi è perlopiù a livello industriale. Botteghe che con i loro mestieri stanno svanendo. LO.FO.IO cerca quindi di recuperare l’importanza della comunità e del ritrovarsi per l’imparare imitando. Parliamo di educazione tra pari. Infatti i makers o smanettoni difficilmente lavorano da soli, spesso si aggregano in piccole comunità di persone che condividono vari progetti. Ed è questo che viene incoraggiato: un modello di apprendimento condiviso e di socializzazione. Un’idea unica. Un importante passo per riappropriarci del nostro tempo libero e delle nostre preziose mani. LO.FO.IO è Mattia Sullini, Francesca Lupo, Lucio Ferella, Florentin Hortopan, Yasemin Yalcinkaya.