di Alessia Cersosimo
Ore 08:30 del mattino. Devi andare a lavoro e, purtroppo, a causa della pandemia, sei costretta ad utilizzare la tua auto. Rientrata a Firenze, dopo le vacanze estive, ci hai riprovato: sei salita sulla tramvia con tutte le tue paure, racchiuse nei guanti di lattice e nella mascherina chirurgica indossata fino ai capelli, ma non è andata bene.
Sei entrata dal lato previsto per l’ingresso e un signore, strattonandoti, ti ha urlato “Signorina, ma l’è grulla? Questo è il lato per scendere!” e tu, guardando a terra, hai visto i piedini verdi disegnati sulla banchina, da qui si sale!
Il tuo viaggio in tramvia è iniziato male ed è finito peggio: vari gruppi di ragazzini tutti ammassati dentro, vicini vicini come ad un concerto.
Sei rimasta in equilibrio fino alla discesa e hai deciso di non tornarci più.
Il giorno dopo allora, sali in macchina un po’ addormentata. Errore fatale. Neanche cinque metri e inizia il delirio urbano. Le auto sembrano triplicate, tutte dirette nella tua direzione. A un certo punto spunta accanto a te una bici, sulla carreggiata, quasi vi sfiorate.
Cerchi di scansarla, credendo che sia uno dei tanti ciclisti che invade lo spazio di marcia delle auto, ma non è così. Sulla destra del ciclista vedi un furgoncino che cerca di uscire da un parcheggio. Guardi meglio e scopri che le auto sono parcheggiate esattamente dove erano prima, accanto al marciapiede, solo che, alla loro sinistra, ora sono state disegnate a terra delle strisce bianche, e il simbolino delle bici.
Realizzi che si tratta di una corsia ciclabile. Le bici aumentano e tentano di stare in bilico nella loro corsia, mentre mandrie inferocite di auto le sorpassano in mezzo. Alcuni automobilisti non sanno delle nuove corsie per le biciclette e superano proprio a destra, tanto sono spazi calpestabili, senza muretti divisori. Nel frattempo, il furgoncino si è infilato nella mischia, il ciclista ha fatto uno slalom fuori pista e tu sei rimasta incastrata tra un motorino e un aggeggio strano – che poi scopri essere un segway – con due ruote piccine, un’asta in mezzo dove poggiare i piedi e un palo alto con il manubrio. Che eleganza a guidarlo, ma che situazione pericolosa!
Quando finalmente riesci a sganciarti un po’, ferma ad un semaforo, cerchi su Google info sulle nuove piste ciclabili fiorentine e scopri che rientrano nel c.d. piano Bartali (ecco di cosa si tratta: https://lungarnofirenze.it/2020/06/operazione-bartali-come-cambia-la-mobilita/). Scatta il verde. Riparti e vieni superata di nuovo, a destra e a sinistra – ormai hai capito che per tutti coloro che non guidano un’auto, è indifferente – da un monopattino elettrico, che sfreccia controsenso e distratto, libero da segnaletica appropriata, e da un altro strano essere: sembra uno skate, ma va da solo. Non può essere l’hoverboard di Ritorno al futuro. E invece sì, o quasi. È una tavoletta auto-bilanciata che non vola, ma è elettrica e cammina in autonomia.
Ti perdi nei tuoi pensieri e stai per investire un pedone, che nel frattempo voleva attraversare fuori dalle strisce, e ti grida anche “Ma fatti più in là!”. E allora pensi a Marty Mc Fly e anche tu, nel 2020, vorresti volare leggera in mezzo al traffico. Mentre fissi lo specchietto per tenere d’occhio la pista ciclabile, ti sorpassa a destra un motorino uguale a quello che avevi al liceo e ti attacca addosso un sorriso. Allora ti ricordi che un giorno, anche tu hai volato, un po’ come Marty Mc Fly, e non ci pensi più.