ll fenomeno della esternalizzazione dei servizi nasce agli inizi degli anni Novanta. Il meccanismo è chiaro: servizi che prima venivano prodotti e distribuiti all’interno del perimetro della Pubblica Amministrazione, vengono appaltati ad imprese private. Si chiama “New Public Management” ed è un percorso che ha segnato in questi anni una progressiva perdita di potere salariale da parte dei lavoratori che nasce dalla necessità delle imprese fornitrici del servizio, di tenere bassi i costi per poter vincere le gare d’appalto. Durante la pandemia questo sistema ha mostrato ancor più le sue gravi falle. Noi di Lungarno abbiamo deciso di fare luce su questa situazione raccogliendo le testimonianze di tre ragazze. Per tutelarle useremo nomi di fantasia.
SARA, BIBLIOTECARIA FIORENTINA:
“Lavoro da tre anni per una delle cooperative che ha vinto l’appalto su Firenze e durante il lockdown il Comune ha ovviato ai ben noti problemi di bilancio sospendendo il telelavoro degli esternalizzati e lasciando molti miei colleghi senza alcuna tutela. Ci siamo perciò rivolti all’amministrazione comunale che inizialmente non ci ha dato risposta, poi grazie alla lotta sfiancante che abbiamo intrapreso con presidi e manifestazioni, siamo riusciti ad ottenere il recupero dei mesi persi e una proroga tecnica che ci porterà fino a marzo, poi chissà. Molti progetti belli come quello della biblioteca carceraria a Sollicciano sono tutt’ora sospesi e in un orizzonte di precarietà come questo la situazione peggiorerà ad ogni scadenza d’appalto”.
FEDERICA, EDUCATRICE SCOLASTICA:
“Il mio contratto è un tempo indeterminato per modo di dire perché legato alla gare d’appalto per cui non abbiamo la garanzia di conferma automatica da parte della cooperativa che si aggiudica il bando. Lavoriamo per tutta la durata dell’anno scolastico con la sospensione estiva durante la quale non possiamo accedere agli ammortizzatori sociali. Come se non bastasse a causa della ex legge Iori siamo costretti
alla “tassa” dei crediti formativi per continuare a fare quello che facevamo già prima, senza nemmeno poter accedere ad un avanzamento di carriera. Adesso siamo in ballo per il nuovo bando che scadrà a fine agosto e non abbiamo certezze sul nostro futuro.”
FRANCESCA, OPERATRICE SANITARIA:
“Lavoro tramite cooperativa con contratti a somministrazione che mi costringono a cambiare reparto con cadenza mensile. Il mio contratto è scaduto e adesso sono di nuovo in attesa di una nuova chiamata. Ho sempre accettato qualsiasi collocazione, ma dopo il lockdown ho sperato che per il personale sanitario di cui i media hanno giustamente parlato in termini eroici ci potesse essere qualche certezza in più per il futuro… invece adesso che per fortuna la crisi è finita e i riflettori si sono spenti gli scenari sono sempre gli stessi e l’orizzonte cambia di giorno in giorno. Io non ho diritto ad alcun ammortizzatore sociale.”
Se vogliamo venir fuori da questa crisi la strada è quella dei diritti e delle tutele, altrimenti gli ultimi saranno quelli che pagheranno di più.