Si è svolta ieri mattina la conferenza stampa al Museo Novecento di Firenze che ha presentato le mostre in programma per i prossimi mesi e ha visto la presenza, insieme al direttore artistico Sergio Risaliti, anche di tre assessori del Comune di Firenze: Tommaso Sacchi (cultura), Sara Funaro (diritti e pari opportunità) e Alessandro Martini (cultura della memoria e della legalità).
Dal 24 gennaio al 30 aprile saranno ben tre gli artisti di cui sarà possibile osservare opere e sperimentazioni: al secondo piano del Museo Novecento sarà raccontata la poetica di Fabio Mauri, artista eclettico e impegnato, tramite un interessante spaccato che dai suoi Schermi degli anni Cinquanta porta alla serie dell’Apocalisse degli Ottant.
Al piano terra saranno ospitate le ultime ricerche della giovane artista emiliana Elena Mazzi in riferimento al rapporto tra uomo e ambiente e in dialogo con tre diverse opere della collezione permanente del museo.
Sarà inoltre possibile osservare una selezione di oltre cento opere dell’artista Emanuele Becheri, selezione composta sia da sculture che da disegni e incentrata proprio sullo studio di quel territorio di confine dove i due mezzi espressivi si possono incontrare.
In ricordo della Shoah
Il Muso Novecento dedica grande attenzione e impegno per la celebrazione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio. Per l’intera giornata infatti il museo rimarrà visitabile ad ingresso gratuito e la sera verrà riproposta la storica performance Ebrea di Fabio Mauri (in scena anche giovedì 23 e venerdì 24 gennaio). Dal 23 al 27 gennaio in mostra l’istallazione Chinese Whispers (telefono senza fili) di Simona Andrioletti, con le voci di nove persone di diversa nazionalità che, costrette a migrare, recitano versi della poesia Girovago di Giuseppe Ungaretti.
E ancora, sempre in ricordo della Shoah, la grande installazione Il Muro Occidentale o del Pianto di Mauri sarà esposta nella Sala dei Gigli di Palazzo Vecchio e resterà visitabile fino al 23 febbraio.
L’opera, presentata per la prima volta alla Biennale di Venezia del 1993, è un grande muro di quattro metri costituito da valigie e bauli, simboli di viaggi e di esili, di esodi forzati e di migrazioni. Un invito a impegnarsi e a riflettere per poter trasmettere al futuro la memoria di un passato doloroso che, i giorni di oggi ci insegnano, non va mai data per scontata.