WILCO “Ode to Joy”
dBpm Records
Mi ero fatto un paio di promesse. Evitare le stroncature – che è più piacevole scrivere di cose belle – e cercare di presentare dischi di band e artisti non troppo famosi la cui discografia sia già, indicativamente, segnata. La prima è stata disattesa col numero scorso. Procediamo con la seconda accompagnando, con qualche riga, “Ode to Joy”, il nuovo album dei Wilco, band che da qualche album viaggiava col pilota automatico e senza grossi scossoni. Band alla quale siamo oltremodo affezionati, sia per un lavoro come “Yankee Hotel Foxtrot” – immaginiamo lo abbiate tutti in casa, giusto? – sia per il bellissimo concerto tenutosi esattamente dieci anni fa, era il novembre del 2009, alla Pergola di Firenze. Tornando al discorso del pilota automatico e degli scossoni, era da “Sky Blue Sky” del 2007 che aspettavamo e speravamo in un nuovo acuto. E come i grandi campioni che la zampata la piazzano sempre, la band di Chicago ci regala un’altra gemma che, eccezion fatta per l’inarrivabile “Yankee Hotel Foxtrot”, si colloca subito a ridosso di altri lavori importantissimi come “Summerteeth”, “Being There” e “A Ghost is Born”. Zona Champions, insomma. Nel momento in cui la scrittura di Tweedy, presissimo ormai anche dalla sua carriera solista (anche letteraria) e da quella di produttore, mostrava da qualche anno un po’ di stanchezza, ecco che dalla sua penna riemergono canzoni di qualità altissima come la già nota ‘Everyone Hides’ e soprattutto ‘Quiet Amplifier’ – cosa dev’esser dal vivo – che funge da perfetto bignami dell’intera discografia della band, fra alt-folk quasi sperimentale, crescendo, riverberi e senso della melodia inarrivabile. Un inno alla gioia ed una nuova maturità a 25 anni tondi tondi dall’esordio. Bentornati Wilco, se dal vivo eravate sempre una sicurezza, su disco mancavate da un po’.
PAOLO SPACCAMONTI “Volume Quattro”
Escape from Today
Mai seduto, se non quando suona la sua chitarra, Paolo Spaccamonti arriva al suo quarto album in proprio con “Volume Quattro”. Chitarrista e compositore, torinese, Spaccamonti è, da molti anni ormai, nome di assoluto rilievo nel panorama avanguardistico strumentale italiano. Per chiarire la situazione e renderlo più masticabile, siamo in territori cinematici, di colonne sonore immaginarie e reali. La sua discografia è ricchissima e, oltre ai suoi lavori in solo, ha collaborato con alcuni dei più importanti musicisti sia italiani che stranieri, da Stefano Pilia a Jochen Arbeit degli Einsturzende Neubaten con cui ha realizzato “CLN” nel 2018, da Daniele Brusaschetto a Jim White (Dirty Three), da Emidio Clementi (Massimo Volume) a Damo Suzuki (Can). Ha inoltre realizzato sonorizzazioni per televisione – anche “I mille giorni di mafia capitale” insieme a Riccardo Sinigallia – e cinema, “I Cormorani” e “Lo spietato”. Guidato dal sinistro incipit dell’introduttiva ‘Cuocere verdure e fare il brodo con le ossa’ – giustamente – il disco si addentra in un percorso inizialmente oscuro guidandoci verso la luce. Ci sono i soffusi beat di ‘Ablazione’, il blues scarno fino a diventare qualcosa di ritmato di ‘Nessun codardo tra di voi’, la quiete di ‘Un gelido inverno’, il doom di ‘Fumo negli occhi’ o l’ottimismo di ‘Tutto bene quel che finisce’. Eccezion fatta per leggerissime e gentili intromissioni elettroniche, tutto il lavoro nasce dai giri di chitarra di Paolo. Che detto così parrebbe una palla mortale. Invece Spaccamonti è nuovamente sublime nel trovare il perfetto equilibrio tra avanguardia, sperimentazione e il bollino adatto a tutti.
WOW “Come la notte”
Maple Death
In un periodo – ormai epoca perché, ahinoi, la cosa dura da un bel po’ – in cui si cerca di recuperare il peggio degli anni ’80 con influenze che vanno da Umberto Tozzi, nel migliore dei casi, a Jerry Calà, ovviamente nel peggiore, ci sono anche band che vanno ancora più indietro nel tempo sfidando e scomodando, con gusto e innata classe, Mina e Cinecittà, Modugno e Umiliani. Sono gli WOW, band romana giunta al quinto episodio con “Come la notte”, album bellissimo composto da 7 brani, quattro sul lato A e tre sul lato B perché, per rimanere in tema retrò, il disco è disponibile solo in vinile. A parte il digitale, ovviamente. Aperto dal brano che dà il titolo all’album, “Come la notte” è il frutto di un lavoro complicato e piuttosto lungo, due anni di registrazione, musicisti che si sono alternati e confrontati per arrivare alla forma più pura di una band tradizionale. Aggiornato ai tempi nostri, con particolare riferimento alle beghe politiche attuali, il lavoro prende spunto dalla tradizione della musica leggere italiana. Oltre alla già citata Mina, è un attimo chiudere gli occhi e pensare ad un’altra magica interprete, Patty Pravo. Ne è testimonianza un brano come ‘Niente di speciale’, in realtà molto speciale per la sua tagliente leggerezza, o come la successiva, fumosa, ‘Nina’. Poco dopo la metà, con ‘Morire per amore’, arriva il momento migliore dell’album dove, tra romanticismo, dramma, minimalismo ed un ritornello eccezionale – roba tipo per grandi e per piccini – viene riletto il meglio della musica italiana di mezzo secolo fa. Cinematografico, minimale e poetico, “Come la notte” degli WOW, seppur radicato in un’epoca che molti di noi possono solo immaginare, è quanto di più moderno possa uscire oggi, nel 2019.
Gabriele Giustini