L’Antologia Scelta 2026 di Tornabuoni Arte conferma il ruolo della galleria come osservatorio privilegiato sulle trasformazioni del linguaggio artistico dal primo Novecento alla contemporaneità.

L’esposizione inaugurata oggi, 4 dicembre 2025, nella sede fiorentina (Lungarno Benvenuto Cellini, 3) e che proseguirà dall’11 dicembre alla sede milanese (via Fatebenefratelli, 36) con due percorsi complementari, assume la forma di un percorso non cronologico ma comparativo, costruito per nuclei tematici e accostamenti critici. La selezione, frutto di un anno di ricerca interna, si configura come esercizio curatoriale più che come semplice rassegna, e restituisce una lettura stratificata delle genealogie formali e concettuali che hanno segnato gli ultimi cent’anni.

Una mappa di convergenze: astrazione, materia, percezione

L’apertura con Carla Accardi e Marina Apollonio non è solo un omaggio a due protagoniste della ricerca italiana del dopoguerra, ma un segnale metodologico: mettere al centro processi e non scuole. Accardi, con opere che attraversano quasi tre decenni, evidenzia una continuità speculativa sul rapporto tra segno e campo pittorico, mentre Apollonio restituisce la dimensione percettiva dell’immagine come evento ottico. La presenza articolata di Dorazio amplia il discorso sul colore come struttura autonoma, evidenziando la matrice europea del pensiero astratto italiano. Fontana, Burri e Boetti rappresentano tre declinazioni divergenti della modernità: lo spazio come ferita e gesto assoluto (Fontana), la materia come processo fisico e combustione (Burri), la superficie come dispositivo linguistico e politico (Boetti). La loro coesistenza nello stesso percorso permette una lettura comparata delle fratture del secondo dopoguerra, evitando semplificazioni storiografiche. Il capitolo degli anni Settanta, da Miró a Vedova, da Ceroli a Pomodoro fino a Schifano, rivela una pluralità di tensioni che l’esposizione restituisce con efficacia: la persistenza del gesto, la crisi della figurazione, la dimensione rituale della scultura e la trasformazione dell’immagine nell’era mediatica.

Il dialogo internazionale e la lunga durata del Novecento

Il contributo di Hartung, Poliakoff, Fautrier, Mathieu e Matta ricolloca la mostra in un panorama transnazionale, evidenziando la necessità di rileggere l’astrazione europea non come fenomeno isolato, ma come dispositivo in cui gesto, superficie e intuizione cromatica diventano strumenti di interrogazione del reale. Il nucleo del primo Novecento (Savinio, Severini, de Chirico e Campigli),  introduce una prospettiva di lunga durata: il moderno non è presentato come antecedente “necessario” bensì come insieme di matrici ancora operative. In particolare, l’Apparizione della ciminiera di de Chirico mostra quanto il paradosso metafisico continui a informare le estetiche della sospensione e della dislocazione.

Un modello curatoriale sostenuto dalla storia della galleria

La mostra rispecchia la traiettoria di Tornabuoni Arte che è quella di privilegiare la rilettura critica del secondo Novecento. Questo impianto istituzionale rende l’Antologia un osservatorio stabile sulle dinamiche del collezionismo e sulle forme di ricezione contemporanea del moderno, più che una semplice vetrina di mercato. Il modello espositivo, basato su itineranza, trasversalità e continuità di ricerca, indica una linea curatoriale coerente che rispecchia la storia della galleria e la sua attività di mediazione tra artisti, archivi e collezioni.

Giorgio de Chirico, Apparizione della ciminiera, 1934-44, olio su tela

Il contributo teorico dell’Antologia scelta 2026 (l’arte come dispositivo etico) e uno sguardo critico sulla selezione

In apertura del volume omonimo che accompagna la mostra troviamo il saggio di Gino Pisapia, Solo l’arte può salvarci, che introduce il messaggio che l’arte non deve essere intesa come categoria estetica autonoma ma come linguaggio etico e strumento di lettura del presente. Pur non essendo in linea con l’impianto espositivo, il testo fornisce una cornice interpretativa che valorizza la dimensione processuale e la responsabilità culturale dell’atto artistico. L’Antologia Scelta 2026 non propone interpretazioni radicali né si configura come mostra tematica: il suo valore risiede nella capacità di offrire una piattaforma di riflessione sulla continuità del moderno. In un panorama espositivo spesso frammentato tra iper-specializzazione e spettacolarizzazione, la Galleria di Casamonti adotta una postura più analitica, rivolta alla costruzione di costellazioni critiche. La forza della mostra risiede nella qualità della selezione e nella chiarezza delle corrispondenze visive; la sua possibile debolezza invece può essere individuata nella mancanza di un statement curatoriale pienamente esplicitato. Tuttavia, proprio questa apertura interpretativa consente al pubblico specialistico di leggere l’Antologia come un laboratorio di intersezione tra storia dell’Arte, collezionismo e pratiche contemporanee.

Nascita e sviluppo di Tornabuoni Arte: una rete internazionale con solide radici fiorentine

Fondata a Firenze nel 1981 da Roberto Casamonti, Tornabuoni Arte nasce all’interno di una tradizione familiare di collezionismo attenta ai maestri del Novecento e alla relazione diretta con artisti e materiali. Da questo nucleo iniziale la galleria ha sviluppato una rete internazionale di sette sedi – Milano, Crans-Montana, Forte dei Marmi, Tornabuoni Arte Antica, Parigi, Londra e Roma -ciascuna con una propria identità e un proprio pubblico, ampliando progressivamente il dialogo tra arte italiana e contesti europei. Pur in questa diffusione, Firenze resta il baricentro simbolico e curatoriale: qui nasce l’esposizione annuale itinerante che culmina nella pubblicazione dell’Antologia Scelta, dispositivo critico che pone in relazione maestri del Novecento, sperimentazioni del dopoguerra e ricerche contemporanee. Parallelamente, la presenza costante alle principali fiere e la collaborazione con musei e istituzioni hanno consolidato il ruolo della galleria come riferimento per collezionisti pubblici e privati. L’identità di Tornabuoni Arte si fonda su un approccio quasi artigianale alla selezione delle opere secondo cui ogni scelta contribuisce a delineare un mosaico in evoluzione del pensiero artistico degli ultimi cent’anni, capace di rinnovarsi a ogni edizione dell’Antologia Scelta.

 

https://collezionerobertocasamonti.com/

 

in copertina: Joan Mirò, Sans titre, 1970, gouache e inchiost ro di china su carta spessa