Chi è davvero Vladimir Putin? Per Olivier Assayas ed Emmanuel Carrère è “il primo uomo di potere del terzo millennio, il primo politico capace di governare i media in chiave populista, il primo leader pienamente contemporaneo”.

Le Mage du Kremlin, il nuovo film diretto da Assayas e scritto insieme a Carrère, nasce dall’omonimo romanzo di Giuliano da Empoli e racconta l’ascesa al potere di Vladimir Putin (interpretato da un magistrale Jude Law) attraverso lo sguardo di Vadim Baranov, spin doctor del Cremlino e personaggio di finzione che aiuta Putin a diventare capo di stato.

Putin come figura universale del potere

Domenica 2 novembre, Assayas e Carrère hanno presentato il film al Cinema La Compagnia di Firenze, nell’ambito di France Odeon, festival inserito nella 50 Giorni di Cinema. Durante l’incontro, moderato da Ritanna Armeni, i due autori hanno dialogato con il pubblico, sottolineando come “il Putin del film non può essere il vero Putin. Quando una figura reale entra in un film, diventa inevitabilmente un personaggio di finzione. Il nostro Putin è un simbolo universale: incarna la trasformazione della politica nel XXI secolo”.

Un film multiculturale

Proprio la distanza culturale e geografica dei due registi dalla Russia consente al film di raggiungere una dimensione universale. Un’opera tratta da un romanzo di un italiano scritto in francese, costruita a più mani da due autori francesi, girata in Lettonia e in lingua inglese non può che essere un’opera universale, che riflette sulla natura del potere e sull’uso dell’immagine nella società contemporanea.

Carrère ha inoltre riflettuto sulle differenze tra scrivere un romanzo e una sceneggiatura: “Scrivere una sceneggiatura è un lavoro di squadra, di equilibrio, di adattamento di qualcosa che già esiste. È un processo lento, condiviso. Scrivere un libro, invece, è più libero, ma anche più solitario.”

La cultura che risveglia la coscienza politica

Abbiamo colto l’occasione per parlare con Francesco Ranieri Martinotti, direttore artistico di France Odeon, che ci ha raccontato: “Film come questo sono imprescindibili. Mostrano la democrazia per difetto: è la sua assenza a ricordarci quanto sia preziosa. Il cinema e la cultura possono risvegliare la coscienza politica, spingere alla riflessione e, perché no, all’impegno. Con la nostra selezione cerchiamo di offrire al pubblico spunti di pensiero, anche attraverso opere che affrontano temi sociali, come Grand Ciel, che parla di incidenti sul lavoro e richiama alla mente la tragedia del cantiere Esselunga di via Mariti”.