poesia di Francesca Gambassi
a cura di Matteo Cristiano e Matteo Terzano
di Mentre nel nostro Paese, e non solo, si riaffacciano i vecchi fantasmi del Novecento, è necessario tornare a parole audaci e cristalline. Con il suo titolo altisonante Francesca Gambassi non ha paura di riesumare una parola ambiziosa che sembra ormai desueta e colpevolmente dimenticata come “rivoluzione”. Un termine quasi ancestrale, velleitario, lontano in questo periodo storico, tanto è il timore che può rievocare nelle nostre società liberali e capitalistizzate. In un mondo individualista come questo è l’individuo, con le sue scelte autonome, a determinare la storia, e allora la poesia si apre in modo categorico, con un registro semplice ma diretto prima di prorompere con tono esortativo in uno slancio vitale. Sprona a mettersi in gioco e a riporre fiducia nel mondo che verrà, nonostante tutto. Se le Rivoluzioni con la R maiuscola, quelle che per intenderci non sono dei pranzi di gala, forse hanno fallito, oggi prendersi cura della realtà che ci circonda con attenzione, rispetto e impegno – come auspica l’intramontabile Battiato de La Cura – è il vero atto rivoluzionario.
Io oggi voglio tutto.
Voglio una vita che abbondi
voglio celebrarla questa abbondanza
cari tutti, adesso, subito
prendiamoci il diritto di sognare in grande
e di desiderare esperienze future
di provare gioie e dolori profondi
e di amare con coraggio
chi ha il coraggio di amare,
ridere attendere accogliere
con cura e dedizione
sì, cura. Che è Rivoluzione
crediti fotografici: Going to work di L.S. Lowry