Intervista ad Arianna Fioratti Loreto

Il Museo della Specola, per festeggiare i suoi 250 anni, ospita Terra Incognita, mostra, ideata da Arianna Fioratti Loreto e curata in collaborazione con il paleontologo Marco Masseti. L’esposizione consiste in 70 opere di medie e grandi dimensioni (disegni a inchiostro su carta realizzati con l’antica tecnica del tratteggio intrecciato), legate da un unico racconto: il ritrovamento di un antico manoscritto scientifico in cui sono descritti e raffigurati animali ed esseri mostruosi. All’origine dell’intero sistema museale dell’Ateneo fiorentino, La Specola riafferma la simbiosi fra arte e scienza, che ha da sempre caratterizzato le sue collezioni, celebrando il suo anniversario con un’artista capace di coniugare creatività e rigorosa rappresentazione del mondo naturale.

Genesi della Mostra e del racconto pubblicato da Polistampa

Alla presentazione di Terra Incognita abbiamo potuto ascoltare, direttamente dai curatori, la genesi di questa mostra e dell’omonimo libro pubblicato da Polistampa per l’occasione: Terra Incognita. The rediscovery of a lost island and a manuscript describing the world’s most aberrant creatures, both literary and factual. Tutto è nato dalle conversazioni telefoniche intercorse tra i due amici (Loreto e Masseti) durante il periodo della pandemia di Covid 19. Costretti a stare in casa senza potersi spostare, gli autori si sono ispirati reciprocamente nella realizzazione dei disegni e nella scrittura del racconto compiendo un viaggio immaginario e fantastico, ricco di suggestioni storiche e letterarie.

Arianna, la mostra Terra Incognita ci trasporta in un universo popolato da creature mitologiche e immaginifiche,  che influenza ha avuto lavorare con un esperto di paleontologia e zoologia?

Stavo leggendo un bellissimo libro sulla mitologia nordica di Neil Gaiman, quando Marco mi ha spronato a liberare completamente l’immaginazione. Avevo fatto una lista di animali mitologici appartenenti a tutte le culture del mondo, quando Marco mi ha detto “Ma no! facciamo un elenco tutto nostro! Tu inventa quello che ti pare e io scrivo.” C’è stata una sintonia perfetta come in un passo di danza: io disegnavo e lui scriveva. Cronologicamente venivano prima i disegni, ma le schede narrative sono pensate in parallelo.

C’è un’opera in particolare che ha rappresentato una sfida o che hai amato particolarmente creare?

Una delle creature mitiche più difficili da realizzare è stata la chimera, ne ho fatte infinite versioni. Volevo fosse originale perché è un animale che viene rappresentato dappertutto dall’antichità al Rinascimento ed è sempre feroce. Io invece ho scelto di raffigurarla tranquilla, a riposo. La mia difficoltà è stata collegare la capra al serpente con naturalezza, rendere questa creatura armoniosa, credibile e riconoscibile come chimera è stata una vera sfida.

Cosa fa scattare la scintilla della fantasia e quanto l’ispirazione delle tue opere è nata dalla collezione de La Specola?

Spesso l’idea mi viene nei momenti più impensati, sotto la doccia o in sogno. Ma è vero anche che ci sono animali più divertenti di altri: adoro realizzare squame di rettili o di pesci, piume di uccelli, mentre disegnare un’antilope è meno interessante per me perché c’è meno lavoro da fare con la china. Mi piace creare dei pattern decorativi, motivi che si ripetono all’infinito come mondi che si aprono dentro il disegno. Per esempio nel disegno del Cipactli, il Dio delle acque Maya, un mostro mesoamericano che è un incrocio tra un alligatore, una rana e un pesce, ho inserito il nome di mio figlio tra le squame perché è stato un nuotatore agonista. Non si vede se non si sa ed è uno scherzo, una ricercatezza divertente. Poi ci sono molti giochi di parole come l’ape-elefante, il pesce-cinghiale e tanti animali estinti che evocano un dialogo con i fossili del Museo. Nella mia mostra del 2017, Biophilia, il dialogo con la collezione de La Specola era ancora più evidente: gli animali disegnati convivevano nelle teche con quelli imbalsamati.

C’è un messaggio, un invito alla riflessione su questo, che vuoi trasmettere ai visitatori?

Soprattutto con Biophilia il concetto che volevo trasmettere era antispecista: sarebbe bastato un disegno invece di uccidere gli animali, farne trofei imbalsamati per captarne l’identità e le caratteristiche. La vita di quegli esseri viventi è stata sprecata inutilmente quando si poteva semplicemente ritrarli per possederne l’essenza.

Firenze è la sua casa da molti anni ma ha vissuto anche a New York, la sua città di origine. In che modo queste due città hanno influenzato il tuo immaginario artistico, la tua visione poetica e la tua tecnica?

Firenze ha il vantaggio di una vita più calma che mi consente di prendere tempo e di vivere circondata da opere d’arte. Qui ho assorbito la tecnica antica e ho trovato il tempo di trascorrere mesi e mesi su uno stesso disegno. New York invece è una città elettrizzante, dove le ispirazioni e gli scambi culturali avvengono in ogni momento che mi trasmette un’iniezione di energia con cui torno a Firenze ricaricata e piena di spunti.

La cornice di tutta l’esposizione Terra Incognita è la storia del ritrovamento di una mappa del tesoro, potrebbe raccontarci di più?

Alcuni ricercatori dell’Università di Firenze trovano una mappa nell’Archivio Mediceo risalente all’epoca di Cosimo I de’ Medici, quando per il Granduca si facevano arrivare in Toscana animali esotici dai luoghi più reconditi della Terra (era al tempo di Amerigo Vespucci e delle grandi scoperte geografiche). Trovati fondi e sponsor necessari, i ricercatori si recano in un luogo nell’Indo-Pacifico e lì trovano un’isola stranissima, immersa nella nebbia, che impedisce loro di capire cosa si trovano davanti. Quando arrivano sulla spiaggia vedono in acqua degli animali giganteschi e, mentre procedono verso l’interno dell’isola, il paesaggio si fa sempre più pericoloso, sinistro, scuro, finché non si ritrovano in una caverna. Qui scoprono un documento, un’enciclopedia cinquecentesca che descrive tutti gli animali che avevano studiato. Sono eccitatissimi e vorrebbero prendere il libro e portarselo a casa, quindi corrono indietro ma improvvisamente non gli funziona il walkie-talkie e quando pensano di essere arrivati dove hanno lasciato la scialuppa che dovrebbe riportarli alla nave, trovano soltanto un gigantesco cumulo di ossa, mandibole umane, scarpe da trekking, oggetti appartenuti alla loro nave e una copia dell’Ulysse di Joice che stava leggendo un loro compagno e altri resti di animali strani che non dovrebbero trovarsi su quell’isola (come dinosauri e altre creature). La vicenda è un incrocio tra Jurassic Park, Cast Away, l’Isola del Tesoro, Viaggio al centro della Terra e tutta la letteratura per ragazzi di cui ci siamo nutriti durante la nostra infanzia.

 

Info:

Mostra Terra Incognita di Arianna Fioratti Loreto
Sede: Museo La Specola, via Romana,17 – Firenze
Orario: 9 – 17

https://www.sma.unifi.it/art-625-specola-in-mostra-il-bestiario-fantastico-di-arianna-fioratti.html

https://www.ariannafiorattiloreto.com/