Di Vittoria Brachi

 

Piazza della Repubblica affaccia su alcuni dei bar che hanno fatto la storia della nostra cultura artistica e letteraria. Poco distante da lì, l’Hotel Savoy, imponente e lussuoso edificio, ospita dal 25 settembre al 25 ottobre la mostra di Inna Morozova A Florentine Dream.

Un viaggio onirico dalla parola alla tela

Ciò che colpisce di questa sua personale sono le dimensioni delle opere: di piccolo formato, sassolini lasciati qua e là da un abile personaggio delle favole, un Pollicino, o uno dei due fratelli tra Hansel e Gretel. Il supporto, la tela, offre allo spettatore due diverse tipologie di lavorazione: la pittura a olio con cui l’artista rappresenta se stessa e i personaggi che, nel suo mondo surreale, popolano la città di Firenze; la grafica dalle tinte pastello con cui si ha una visione d’incanto di alcuni dei luoghi e dei personaggi più importanti del centro cittadino. Quest’ultimo tipo di rappresentazione è particolarmente interessante per i dibattiti che tuttora sono in corso riguardo all’utilizzo dell’AI: essa si fa strumento, non autore, delle opere in mostra, supporto per creare immagini attraverso l’utilizzo di codici e parole che creano una narrazione che si trasforma in visione.

“Ab ovo”: l’interpretazione di Morozova del patrimonio fiorentino

La maestosa cupola del Brunelleschi è una delle protagoniste indiscusse delle rappresentazioni di Inna Morozova. Una delle opere che più colpiscono è collocata esattamente all’entrata dell’hotel: questa raffigura l’imponente architettura circondata da uova che ne rappresentano simbolicamente la storia costruttiva. L’artista, che conosce molto bene le vicende che hanno portato alla costruzione di questa architettura, ha voluto sottolineare il colpo di genio del maestro Filippo Brunelleschi che aveva visto nell’uovo l’archetipo per la futura costruzione. Lo scheletro della cupola “autoreggente”, infatti, si rifà al guscio d’uovo che, si narra, una volta rotto alla sua base, dimostrò all’architetto il principio e la formula per mantenere in piedi una struttura così grande che, poggiando su pilastri enormi, ma non sufficientemente stabili, doveva per forza avere in se stessa le capacità di autosostenersi.

Inna Morozova, The Self Portrait. The newborn Venus

Una visione di incanto: il trittico delle delizie pastello

Ciò che colpisce in questo viaggio nella storia, inoltre, sono i colori utilizzati. Firenze è città medievale, che si concepisca o meno date le grandi narrazioni del secondo dopoguerra e del tardo Ottocento che la dipingono unicamente come culla del Rinascimento (all’interno della quale però rientrano misteriosamente, in un arco di tempo lungo secoli e secoli, Dante, le lotte tra Guelfi e Ghibellini e, oltre il Cinquecento, Caravaggio e il Barocco). Nelle opere di Morozova la città è vestita dalle tinte tenui dei rosa e degli azzurri cielo, con un gusto che richiama, per certi versi il rococò. Alla mia domanda sul perché abbia deciso di utilizzare questi colori inusuali, l’artista risponde: «È così che io vedo Firenze, con questi colori chiari che mi danno il senso di dove sono e di ciò che in essa mi piace, è un mondo surreale».

Parole che esprimono perfettamente il grande trittico che è presente all’interno della sala Bar Irene, un enorme schermo, diviso per tre fasce verticali, che rappresenta alcuni dei suoi lavori che richiamano le sale precedenti: un ritratto di una Venere gorgone; il David michelangiolesco; Filippo Brunelleschi nelle vesti di un moderno archistar. Sullo sfondo, il suo più grande capolavoro: la Cupola di Santa Maria del Fiore. La prima opera colpisce per diversi aspetti: richiama alla mente l’idea che Firenze è città che fa sognare e può donare nuova vita e nuovi esiti anche a una terribile storia mitologica: l’uccisione di Medusa da parte di Perseo che diventa qui un ibrido tra la gorgone e la Venere botticelliana immersa nei rosa e nei salmoni pastello. Il David di Michelangelo viene mostrato con una scocca lucente nei toni del grigio siderale e del celeste polvere, circondato da guizzanti nastri e bolle di sapone, l’effimero che accarezza la solidità del marmo. Infine, per chiudere il cerchio di questo viaggio, Brunelleschi, ritratto come uomo del nostro tempo, una figura quasi teatrale, protagonista di un film che da secoli porta nel mondo l’immagine di Firenze: la cattedrale, con la sua mastodontica mole architettonica, spicca in ogni cartolina, proprio grazie alla sua Cupola, emblema del genio e dell’avanguardia.

 

Per ulteriori informazioni:

Inna Morozova
A Florentine Dream
25 settembre – 25 ottobre 2023

Hotel Savoy
Piazza della Repubblica, 7 Firenze

https://www.roccofortehotels.com/it/hotels-and-resorts/hotel-savoy/esperienze-attivita/arte-moda-e-musica/a-florentine-dream-art-exhibition/