«Tutto organico, trovato qui in giro»
«Ma è crudo?»
«Beh, si, per forza. Gli animali non usano mica il fuoco»
Risero tutti, guardandomi con un’aria condiscendente, subito lavata via del pensiero “ma gli animali sono accondiscendenti?”, riflessione a sua volta oscurata dall’importanza del “Non vivere nella tua testa” che – come un mantra – veniva ripetuto da tutti i neo-animali della Collina Silenziosa, una comune appena sotto Settignano. Occupavano un ex convento abbandonato, riadattato alla vita naturale dai tanti stanchi del mondo, con tane diverse per neo-tassi, neo-faine, neo-ricci, neo-cani (una volta accertato che, sebbene addomesticati, i cani rimangono comunque animali), con un giardino che degradava verso il bosco rinaturalizzato – già oliveta – e una vista sulla Valle dell’uomo, come i neo-animali chiamavano Firenze, da fare invidia.
Mi misi in bocca il fungo crudo accompagnato da varie erbe scondite e un muschio spugnoso e giallino. Il sapore era orribile: fra l’amaro e il metallico, sopraffatto da picchi aciduli disgustosi. Chiusi gli occhi, cercando di non offendere i miei ospiti.
«Se non ti piace, non mangiarlo. Qui non esistono le convenzioni di cortesia e sopportazione» mi sussurrò l’adorabile neo-volpe che mi aveva convinto a partecipare a quel pranzo con il suo carico di lentiggini su un nasino alla francese «qui siamo tutti davvero liberi». Mi guardava, sfiorandomi le mani.
Sorrisi, una grande pace mi avvolse, non riuscivo a parlare. Mi guardai in giro e tutti erano così felici che fossi lì. Dalle loro tane si avvicinarono i neo-lupi, poi i neo-orsi, i neo-sciacalli.
«Sei così buono» disse le neo-volpe mentre mi leccava una guancia, dandomi piccoli morsetti sul collo, fino a farmi sanguinare, «così dolce».
Bernardo Zannoni, I miei stupidi intenti, Sellerio, 2021 – 16€
Carlo Benedetti