Lo scorso novembre sono stati annunciati i sei finalisti della prima edizione del Premio La Città dei lettori, festival letterario partito nel 2018 da Villa Bardini, oggi diffuso in (quasi) tutta la Toscana, con l’intento di portare sotto casa dei lettori le eccellenze della letteratura italiana. Siamo andati a parlare col direttore del festival, Gabriele Ametrano, per capire meglio come funziona il Premio. “L’idea è quella di premiare sia la qualità di un’opera, sia il rapporto tra autori, autrici e lettori. La Città dei lettori è un momento in cui lettori e autori si incontrano, costruendo quel rapporto che è alla base del sistema editoriale. Si scrive perché qualcuno legge. Si legge perché qualcuno scrive. Chi scrive dona la sua opera al pubblico. Il pubblico dona tempo e fiducia a chi scrive. È uno scambio reciproco, e il premio vuole ripagarlo”. 

Come vengono selezionate le opere, chi sono i giurati? 

“Chiunque è in programma nel festival, può essere votato dagli oltre 400 lettori dei circoli di lettura dei soci Unicoop Firenze, che sostiene il Premio. Si tratta di una giuria popolare, chiamata a valutare la qualità delle opere, e il rapporto instaurato con autori e autrici durante i 4 mesi di incontri nelle 12 diverse città toscane, anche le più piccole, come Villamagna, alle porte di Volterra. La votazione dunque non è rivolta a tutto il mercato editoriale o alle novità, ma alla selezione fatta a monte dalla direzione del festival per chiudere il calendario. Ogni lettore ha a disposizione un voto, per selezionare la sestina e poi il vincitore o la vincitrice. Le votazioni si chiudono a febbraio, e la premiazione sarà a maggio. Tra dicembre e gennaio ci saranno alcuni incontri aperti a tutti, in cui presentiamo le opere con rispettivi autori e autrici”. 

Nella sestina ci sono prevalentemente autori toscani. È voluto? 

“È un caso. È stata una sorpresa anche per noi. Può essere che la vicinanza territoriale abbia influito sulle preferenze di scelta, perché non è solo una questione di qualità, ma del rapporto che chi scrive instaura con chi legge. Per il Festival, come per il Premio, il lettore è protagonista, è l’anello fondamentale della catena editoriale. La sestina è la volontà dei lettori, non abbiamo dato nessuna indicazione”. 

Qual è il valore aggiunto che un premio può e deve dare a un’opera? 

“Non creare una vetrina di libri dicendo cosa si deve leggere e comprare. Col Premio e col Festival vogliamo ribaltare questo meccanismo. Vogliamo dare al lettore la libertà di scelta e conoscenza. Sono i nostri lettori che scelgono cosa mettere in vetrina, e cosa far vincere, facendo emergere anche libri meno conosciuti”. 

La città dei lettori è un Festival, ora un Premio, ma è anche una rivista. 

“La città dei lettori è un progetto con mille rivoli di creatività e organizzazione. La rivista è uno spazio in cui raccontare un libro non con piglio critico, ma come se racchiudesse in sé un’esperienza. Vivere qualcosa, ritrovarla dentro le pagine di un libro, raccontarlo. Credo che la lettura sia una passione, che si trasmette con le emozioni, l’esperienza, e il racconto”. 

Prospettive future? 

“Crescere. Diventare un festival diffuso in tutta la regione, toccare tutte le provincie. Stiamo anche lavorando a un festival dedicato esclusivamente alla letteratura per ragazze e ragazzi”.

Crediti foto: I lettori dei circoli di lettura dei soci Unicoop Firenze, foto di Cristina Andolcetti