Dopo averli ospitati in una nostra splendida serata “Is That Folk’” a San Salvi nel 2018, sabato 17 dicembre i Comaneci tornano a Firenze, questa volta al GLUE di Campo di Marte, per presentare il loro nuovo album “Anguille” e condividere il palco con la divina Serena Altavilla, una serata che si presenta davvero imperdibile. Per l’occasione abbiamo raggiunto Francesca Amati dei Comaneci per farle qualche domandina:

Quale significato hanno per voi le anguille?


Anguille sono per noi tutti quegli esseri in grado di adattarsi, trasformarsi e perseverare nel loro viaggio. In questi ultimi anni, ci siamo resi conto che questa era l’attitudine necessaria per realizzare il nostro disco. Così anche noi siamo diventati un po’ anguille, sfuggenti ma determinati.

Una strana e affascinante creatura che mescola sperimentazioni al folk più classico. Come definiresti tu la musica che fate?

Mi piacerebbe molto che la nostra musica fungesse da tramite. Che permettesse all’ascoltatore di alimentare la sua curiosità. Al di là dei generi in cui si possono un po’ ingabbiare le cose, vorrei che la musica dei Comaneci esprimesse libertà, opportunità di esplorare.

Nel disco ospiti stupendi come Tim Rutili (Califone), Tory Mytea (Dead Western) e Luca Cavina (Zeus, Arto, Calibro 35). Chi vi piacerebbe fosse il prossimo?

Dato che non ho la più vaga idea di che cosa possa prospettarci il futuro, personalmente duetterei volentieri con Tom Waits oppure con Nick Cave, che, al di là dell’età e della chirurgia estetica, limonerei duro (ma si può dichiarare pubblicamente?)

Cosa vedremo sul palco del Glue?

Sicuramente i Comaneci, carichissimi, e qualche anguilla che si insinua nei cervelli.