Nomade e “turista a lungo termine”, Giovanni ha un approccio lento e appassionato alle cose. Ci incontriamo alla Drogheria di via Gioberti, un luogo dove ci si può fermare e incontrare altri girovaghi con cui sentirsi in sintonia. Tante città lo hanno accolto dandogli spunti e varie formazioni musicali diverse. Nel suo CV Bologna e Milano, poi Firenze, luogo dove ha inizio il progetto De Relitti. “Un progetto individuale: dopo tanta esperienza in band ho sentito questa esigenza”. Anche per questo la scelta del nome della sua nuova incarnazione corrisponde al suo cognome.

Con lui, comunque, una “unità musicale” di tutto rispetto, fatta di musicisti capaci di plasmarsi per set di diversa complessità e denominati “La congiura delle pietre sonore”. Giovanni è anche un produttore, ma per il suo lavoro (in uscita a breve per Pioggia Rossa Dischi) ha scelto di collaborare con il Blue Moon Rec Studio di Samuele Cangi e Tommaso Giuliani.

La sua musica suggerisce “un immaginario retro-futurista dagli echi anni ’60 e ’70”, dovuto anche a un approfondimento maturo della scrittura dei Beatles e di band come The Zombies, sommato a tanti ascolti in area Brit. Il risultato “cade con eleganza nel panorama indie pop nostrano, ammiccando alla psichedelia”.

Il 20 maggio è uscito il suo primo singolo, “Dell’ultima chiamata”. Il pezzo inizia con un bel filtro sulla voce e con suoni “spaziali” che si aprono sul ritornello, sospeso in accordi alterati in senso vagamente bluesy.

I bei fill in terzine di batteria ti conducono rotolando per una sezione più parlata che crea una certa tensione anche armonica fino al secondo ritornello, che ti è già entrato in testa. Bello anche lo strumentale con una chitarra appena distorta e disperata quanto basta per consolarti, fino al finale che suggerisce l’idea di un telefono che squilla a vuoto. Ma a questa telefonata è De Relitti stesso a non voler partecipare, e il brano sa di atto finale di una questione rimasta aperta per un po’, un “personalissimo fatto di altri”.

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