Tempi bui per le polemiche da quartiere. Sembra passata una vita da quando, subito dopo l’emergenza covid e prima della guerra, il rinnovo dei bonus per l’edilizia fece una fulminea apparizione sotto i riflettori mediatici. Oggi, pur in secondo piano, nel ruolo che giustamente merita confrontato con temi ben più importanti, è rimasto in agenda.
Ho contato, solo ad aprile, 14 cantieri tra Borgo San Frediano e Porta Romana. Benissimo, si dirà, l’economia riprende, ce n’è bisogno. Vero. E si badi: sogno, come molti altri, di arrivare prima possibile (e in pace) a quel momento in cui potrò tutto il giorno fissare i cantieri con le mani a X dietro la schiena. Ma fino ad allora continuerò ad aver bisogno del mezzo privato, perché purtroppo – almeno per noi – lo smart working non è stato capito.
E dovrò pur parcheggiarlo da qualche parte in cui non ci sia un dehors, che con la bella stagione non possono che occupare più suolo pubblico possibile. Dovrò evitare di farmelo portar via col carro attrezzi, dato che dal 31 marzo è stato ripristinato il divieto di sosta a giorni alterni per il lavaggio strade. Dovrò schivare una transenna, un ponteggio, un cartello giallo della dimensione di un crostino che annunci, in questo o in quel tratto, la rimozione forzata l’indomani. Come se non bastasse, gli atti di vandalismo contro le auto si moltiplicano (già il 3 novembre scorso La Nazione online pubblicava un appello di residenti di varie zone della città).
Fatti salvi i benefici turistici, ambientali e – soprattutto – catastali conseguenti, tutto questo non rischia forse di esasperare una situazione già critica e l’allontanamento ulteriore dei residenti dal centro storico?