di Asia Neri

SARX è la prima opera installativa di un trittico ideato da Eva Miškovičová e Corso Zucconi, in collaborazione con l’associazione culturale Eterotopie. Simultaneamente alla mostra Enduring Freedom presso l’RFK International House of Human Rights, gli artisti e le artiste di questa realtà fiorentina tornano a tastare terreni emotivi complessi. Da venerdì 8 a martedì 26 aprile, l’installazione sarà visitabile gratuitamente presso il Semiottagono delle Murate, in piazza Madonna della Neve (Firenze). L’ex funzione detentiva della struttura si intesse nella trama dell’installazione ospitata, amplificandone il significato e la capacità comunicativa.

PERCHÉ PROPRIO ALL’INTERNO DELL’EX CARCERE DELLE MURATE?

Tradotta dal greco “carne”, SARX non può che riportarci all’incarnazione della dimensione materica dell’essere umano. Un ammasso di stracci dalle cromie rosa e rossastre richiama il corpo: ridotto a brandelli, svuotato delle interiora, composto di organi vitali per il nostro ciclo biologico. I panni, come la carne, “sono pura, cruda, nuda, misera eppure infinita materia”, così riporta la dichiarazione d’intenti della mostra, suggerendo la demolizione dell’Ego al fine di ricongiungersi con il punto zero dell’esistenza.
La massa di vestiti – alta circa tre metri – veicola l’accumulo infinito di esperienze, percorsi e biografie, evocando non soltanto la misura quotidiana dell’Essere ma anche la stratificazione di storie indossate e consumate da una moltitudine di individui. Proprio per questo, il complesso delle Murate appare il luogo ideale per creare ulteriori nodi di senso: prima monastero, poi fabbrica e infine carcere, il passato della struttura è attraversato da una continua riconversione funzionale che approda – dai primi del Novecento fino agli anni Ottanta – a quella detentiva. Da un lato coercizione e isolamento, dall’altro brandelli di stracci-carne, due oggetti di indagine accomunati dall’analogia della violenza, fisica e psicologica.

LA DIGNITÀ EVOCATIVA DEGLI STRACCI

L’intento di convertire la marginalità dello straccio in un oggetto ad alta carica simbolica diventa quindi motivo di rivelazione. Una rivelazione che si sviluppa in altezza poiché, proprio sulla cima di questo mucchio di vestiti, si trova sospesa una figura femminile, avvolta da un telo di lino bianco. Quest’ultimo espediente materico non conserva la purezza e il candore tradizionalmente associati a tale colore; dopo essere stato trascinato per le strade della città, il panno di lino si presenta inquinato, contaminato dalla terra, sporcato dai residui urbani. La soggettività femminile vuole quindi ricordare una “Sibilla, o Nike stanca, spenta dal troppo vagare” che nella ricerca di una corporeità si è persa.
In SARX, esistenza fisica e immateriale tentano di ricongiungersi. Troppo a lungo separate dai dettami della medicina occidentale e dal pensiero della religione cristiana, materia e anima si ritrovano intrinsecamente legate, instaurando un rapporto di reciprocità. Mentre la prima cede la sua natura viscerale e istintiva, la seconda sprigiona sacralità e inconsistenza; un’operazione che innesca numerosi interrogativi, i più primitivi della storia umana.

GLI INTERROGATIVI CHE NON TRAMONTANO MAI

Qual è il senso dell’esistenza? Di cosa siamo fatti? Come comunichiamo con il nostro Io e con il mondo esterno? SARX si propone di aprire una finestra di riflessione, sicuramente già consumata – dall’arte alla letteratura, dalla scienza alla filosofia – ma pur sempre attuale e ancora occulta. Perché queste domande valgono ancora oggi? Forse perché, come abbiamo vissuto sulla nostra pelle negli ultimi due anni, la storia ritorna continuamente. Dai conflitti armati alle epidemie, dalle crisi economiche alla minaccia ambientale, gli eventi sembrano ripresentarsi identici in superficie ma differenti nel loro manifestarsi a seconda dei contesti, del tempo storico e degli esseri viventi che vi partecipano. E per le grandi domande sull’esistenza vale lo stesso. Proprio per questo è necessario continuare a indagare, evitando la “sterilità dell’esattezza” e rimediando con la ricerca di nuove lenti interpretative.

LA SUGGESTIONE SONORA

Eva Miškovičová e Corso Zucconi hanno scelto degli stracci per veicolare tutto questo, navigando su un’ulteriore ricongiunzione, quella tra locale e globale: il contesto urbano fiorentino intesse una nuova trama con la vicina Prato e con la storia industriale nel settore tessile. È infatti l’economia dei tessuti pratese a essere divenuta protagonista della copertina del numero di marzo 2022 del National Geographic, grazie allo scatto di Luca Locatelli dal quale l’installazione prende ispirazione. SARX riunifica infine l’interfaccia visivo e tattile alla dimensione sensoriale dell’udito. Grazie all’intervento di sound design di Timoteo Carbone, collaboratore della coppia di artisti, l’opera si completa con un tappeto sonoro-emotivo che rende la fruizione esperienziale e immersiva. Il lavoro del musicista sul respiro, sull’alterazione di voci dal genere indefinito e sulla dilatazione del suono ricompone, ancora una volta, micro e macro, intimità e distorsione, quotidiano e ineffabile. SARX è una trama viva, intrisa di umano, un viaggio viscerale tra violenza e sacralità.

foto: Eva Miškovičová