Di Tommaso Ciuffoletti
“Stai dicendo una ca****a!”,“No, la ca****a la stai dicendo te, e grossa poi”, “Ma smettila, fava”, “Fava ci sei te e pure imbecille”.
In un crescendo a tutta voce ad uno dei tavoli alla Brac con la gente intorno che ci guarda imbarazzata. Continuiamo ad insultarci con indefessa veemenza per qualche minuto ancora, poi. “A me mi va un dolcino, a te?”, “Non potrei che sono a dieta, ma vediamo che hanno”, “Ne smezziamo uno?”, “Va bene, caro”. Il dialogo è tratto da una delle ultime volte che siamo stati a cena insieme (e purtroppo era parecchio tempo fa). Perché Simone Innocenti così è se vi pare e se non vi pare così è lo stesso. E io mi ci diverto un monte. Quando lo chiami e gli chiedi come va, la risposta classica è: “come vogliano”. E finge di non essere mai contento del suo lavoro di cronista vecchio stile, di quelli che le notizie se le vanno a cercare, di quelli che la cronaca nera se la vanno a guardare nei volti delle vittime.
Se avete vissuto sulla luna negli ultimi anni, Simone è colui che beccò lo scoop delle intercettazioni De Falco-Schettino, ma pare che non gliene freghi nulla e preferisce scrivere di letteratura, la sua vera passione. Due libri all’attivo e la capacità di spuntare dal nulla e chiederti come stai con l’affetto di un fratello.
“Simone? Simone è un pazzo” mi dissero prima di presentarmelo alla redazione del Corriere Fiorentino. Doveva essere un avvertimento, fu un invito a nozze e l’inizio di un’amicizia.