di Daniel C. Meyer
Mille anni, ma non li dimostra: il castello di Montauto è un edificio maestoso, dal fascino magnetico, che si erge sulla sommità di un poggio che domina la Chiantigiana, tra Grassina e l’Impruneta. Fu edificato nell’anno 980 dalla famiglia Gherardini, e tra i secoli XIII e XIV fu al centro di aspre contese tra i guelfi e ghibellini prima, e i guelfi bianchi e neri poi. Passò poi di mano in mano attraverso famiglie aristocratiche quali gli Adimari, i Pegolotti, i Banchi, i Montauti, i marchesi Niccolini, i Bellucci Mascagni e altre ancora, finché nel 1957 non fu acquistato dall’editore Enrico Vallecchi, proprietario dell’omonima casa editrice; oggi, ci vivono suo figlio Pier Francesco e la moglie Giuliana Lenzi.
Uno splendido incastro di epoche differenti, un “manuale di storia dell’arte” su pietra, che si snoda attraverso Medioevo, Rinascimento, Barocco e ristrutturazioni otto-novecentesche: dalla loggia a grottesche alla sala di Didone ed Enea, dalla galleria dei ritratti alle sale delle Allegorie, fino alla Stanza delle Civette, e molte altre ancora, è un vero e proprio museo, ricco di sculture, dipinti, arredi e affreschi di inestimabile valore.
Enrico Vallecchi proseguì nell’opera, trasformando Montauto in un punto di riferimento per l’arte e raccogliendo le opere dei più grandi artisti del tempo, che a Montauto erano di casa: un’importantissima collezione, in cui spiccavano opere di Giovanni Fattori, Primo Conti, Guido Peyron, Medardo Rosso, Ardengo Soffici, nonché sculture di Carlo Carrà ed Henry Moore. E non mancano mille curiosità: dai finti muri che celano stanze segrete, ai tunnel scavati sotto il castello per le fughe in caso di assedio, fino al ritratto a matita di Adolf Hitler che fa mostra su camino cinquecentesco, dipinto dai soldati tedeschi che al tempo della Seconda guerra mondiale avevano forzatamente requisito il castello (e si dice che le loro armi siano ancora nascoste da qualche parte…).
Da castello a residenza artistica
Ma la storia del castello si arricchisce sempre di nuovi capitoli: l’ultimo è quello della sua trasformazione attuale in una residenza artistica. Nel solco ideale del mecenatismo di Enrico Vallecchi, il figlio Pier Francesco e la moglie Giuliana hanno deciso infatti di ospitare nelle stanze del castello musicisti e artisti; oggi, a Montauto vivono un violoncellista, un soprano, un pianista, un flautista, un violinista e un designer.
Una grande “famiglia allargata”, in continuo cambiamento (età media: venticinque anni), che organizza periodicamente concerti e serate, in cui i ragazzi mettono in mostra tutto il loro talento, ma soprattutto si divertono e condividono la loro arte. Non solo: si mettono anche a disposizione per mantenere intatta la bellezza del castello e per contribuire alla comunità; c’è chi cucina, chi pulisce, chi fa giardinaggio, chi restaura… Il designer israeliano Chanan Gardi, il primo e il più anziano degli ospiti, un punto di riferimento e un “padre spirituale” per tutti gli altri coinquilini, spiega: “Siamo di fronte ad un bellissimo esperimento sociale, una sorta di “kibbutz autogestito”, che prosegue gli ideali di Adriano Olivetti, in cui ognuno contribuisce con la sua arte e con il suo impegno. Questi ragazzi sono il futuro dell’Italia: in un momento in cui ci sono bellissime strutture a rischio di decadenza, che rischiano di essere svendute, loro difendono con il loro impegno il loro territorio, e la storia che rappresenta”. L’ennesima rinascita per il castello di Montauto. La storia continua… fino al prossimo capitolo.