Empolese, giornalista freelance, addetta stampa e social media manager, Alice Pistolesi raccoglie oltre a tutto questo testimonianze reali, sul campo, da ogni parte del mondo, soprattutto quelle che ci sembrano remote e sulle quali i riflettori mediatici sono spenti o soffusi.

 Collaboratrice puntuale e deontologicamente perfetta di quella che è forse una delle migliori realtà di approfondimento geopolitico, ovvero l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti, la contattiamo un paio di giorni dopo il suo ritorno dalla Colombia. “Devo stare nove giorni in quarantena perché sai, quando torni da uno di quei paesi che non si ritengono tanto civili, ti fanno stare a casa“, esordisce ironica. “Ma tu stai bene, sì?” le chiediamo innanzitutto. “Certo! Tanto più che qui si va sulla fiducia. Mi hanno detto solo che devo stare a casa, mi sono pagata un tampone, negativo, ma nessuno è più venuto a controllare“.

Detto questo, cosa ci faceva in Colombia? “Grazie all’organizzazione di cooperazione InterSOS sono potuta andare laggiù per osservare e toccare con mano il fenomeno dei Caminantes, sul confine tra Venezuela e Colombia, seppur solo oltre il confine colombiano“. Continua: “ogni giorno migliaia di disperati fuggono a piedi dal Venezuela, attraverso una delle strade più trafficate del Sud America, spesso morendo investiti dai camion, per poi finire all’interno di campi profughi, dove puoi immaginare la situazione igienica e sanitaria; il governo colombiano li considera dei ‘fratelli da accogliere’ ma non c’è nulla di lontanamente simile a uno di quelli che noi chiamiamo progetti di accoglienza, mentre il governo venezuelano li ostacola in ogni modo. E tutto avviene in un sistema dove la corruzione e il conflitto armato sono all’ordine del giorno“.

E chi sono questi Caminantes?

Sostanzialmente gente che ha fame, poi ci sono anche gli oppositori del regime, altri in cerca di familiari già espatriati, donne, bambini. C’è veramente di tutto, ma ciò che li accomuna è la miseriaPensa che, per sopravvivere, c’è chi crea manufatti con le banconote venenzuelane, dato che il loro valore ormai è pari alla cartastraccia“. 

La chiamano diaspora bolivariana, ed è tutto ben raccontato e descritto all’interno del sito dell’Atlante delle Guerre e dei Conflitti (www.atlanteguerre.it) assieme a molti altri dossier che spiegano fin troppo bene la (triste) situazione globale in termini, appunto, di guerre e conflitti. Alice ha partecipato nella seconda parte del suo viaggio anche al Terzo forum mondiale delle città e dei territori di Pace a Città del Messico, dove si è discusso proprio di questo.

Ma l’Atlante non è solo un sito, anzi, nasce come un volume editoriale fisico (edito dall’Associazione 46° Parallelo) e giunto, proprio a novembre, alla sua decima edizione, disponibile in tutte le librerie. Ed è questa la nota che – forse – lo accomuna ancora di più a Lungarno. “Per noi la geopolitica dev’essere uno strumento di divulgazione e di educazione. Nel nostro lavoro, ci impegniamo per far conoscere ciò che accade nel mondo non con gli occhi di chi governa, ma con quelli della gente comune. Ci atteniamo ai fatti, non costruiamo scenari.Vogliamo che anche nelle scuole si conosca ciò che accade e dove accade, ma soprattutto chi ne paga le conseguenze“.

Salutiamo Alice, ringraziandola e facendole i complimenti per il premio “Leonardo Berni” come migliore cronista toscana, in una cerimonia di premiazione alla quale hanno partecipato anche Agnese Pini (Direttrice de La Nazione) e Cecilia Sala (star del Podcast System grazie a “Polvere.La Geopolitica dal basso – Due chiacchiere con Alice Pistolesi Il caso Marta Russo”).