DUILIO 48

C’era una volta qualcosa che c’era, e che non c’è più. Non parliamo di qualcosa di recondito, di leggendario o di sussurrato, bensì di un fulcro del commercio fiorentino. Parliamo del più importante magazzino di Firenze. Per molti è noto adesso con un cognome veneto di quattro lettere, ma in pochi ricordano quel pezzo di città, a oggi morto, col nome riferibile forse alla maglia di un atleta di Football Americano, ovvero DUILIO 48
Vogliamo dirla tutta? “DUILIO” non era il nome del proprietario, ma bensì il nome di una nave a cui il bazar si ispirava, e “48” non era il civico e neppure l’anno di apertura, ma il costo di base degli oggetti venduti, alla nascita: 48 centesimi.

La strada dello struscio, delle cosiddette “vasche”, aveva fino a pochi anni fa un riferimento in questo magazzino, dove tutto era acquistabile: argenteria, tessuti, vestiti, cocci e balocchi. “DUILIO 48” è stato lo splendido mix fra l’emporio degli Olenson ne “La casa nella prateria” e qualche catena nordeuropea che oramai è sinonimo di moda/stile/tecnologia.

L’alternativa al negozio esisteva solo in questo contesto, ed era una festa arrivarci. La modernità dal 1848, la bellezza di entrare e poter acquistare tutto, la prima idea di selfservice sui beni è nata qua con DUILIO.

Ma venne il lockdown ed il magazzino del cognome veneto si spostò, e quel posto scomparve del tutto: i fiorentini forse guarderanno quel pezzo di Firenze ripensando alle carrozze che si accatastavano all’ingresso. La gentrificazione ha fatto comunque un buon lavoro, per DUILIO: in estate, passate da Viareggio, e godetevi lo splendore liberty della succursale di questa catena edificata 100 anni fa. Altro che centri commerciali negli svincoli autostradali. Il commercio era bellezza, e speriamo torni ad esserlo.