La storia è nota: era il 1999 e Daniel Day Lewis scelse di prendersi una pausa dal cinema per imparare a fare il calzolaio. Lui, un inglese sbarcato a Hollywood che amava e ama Firenze (come molti compatrioti d’Oltremanica, che nel capoluogo danno il nome anche a un cimitero), in cerca di un’esperienza in più sul CV alla voce “altre esperienze”. E siccome il parallelismo tra artigiano e toscano fa pendant oltreché rima, scelse come luogo per il proprio apprendistato una bottega di un calzolaio in Oltrarno, che si chiamava Stefano Bemer.

Pare che sul lavoro non abbia usato “il suo piede sinistro” (parafrasando il titolo del film con cui aveva già vinto un Oscar nel 1990) ma che si sia applicato con impegno certosino.

Già allora la bottega vantava tradizione e riconoscibilità, ma è forse proprio grazie all’attore che ha ricevuto quel pitch che, a distanza di più di vent’anni, ne ha fatto croce e delizia del Made in Italy del mondo.

Oggi il marchio Bemer è cambiato e parecchio. Non è più in via Maggio ma in via San Niccolò, all’interno di una preziosa cappella barocca. I pezzi prodotti non sono più solo calzature ma anche abiti. La clientela principale è quella straniera e il listino ha i prezzi medi della mensilità di un operaio o di un impiegato. Ma si va oltre.

L’attuale CEO si chiama Tommaso Melani e gira il mondo – soprattutto New York – per il follow up dei buyer. A bottega” (che fa anche corsi di shoes making) si rimane invece sorpresi di trovare solo facce orientali, pur in possesso di un italiano invidiabile e qualche cliente d’alta fascia in completo spezzato. C’è da chiedersi se esista ancora il mondo forse un po’ pittoresco che conquistò il buon D.D.L. (furono solo lo zelo di Martin Scorsese e l’amore della moglie a dissuaderlo dal rimanerci, per fargli interpretare il macellaio di Gangs of New York).

È forse l’America che ha preso di più il “puzzo” fiorentino o viceversa?

Stefano Bemer – Via San Niccolò, 2 – Firenze – Tel. 055 0460476