Marzo 2020 – Marzo 2021
Fioccano ovunque resoconti e sommari dell’anno pandemico appena passato.
Lungarno c’è sempre stato, con grande fatica e grandi cambiamenti. Di sicuro l’elasticità fisica e mentale è una caratteristica che abbiamo perfezionato in corso d’opera; oggi ci possiamo dire Gran Maestri.
Personalmente ho spesso adottato la linea della dura e pura senza paura, anteponendo la preoccupazione per la salute pubblica a ogni rinuncia necessaria, forse anche come arma di difesa. Poi, qualche sera fa, per caso, ho fatto capolino all’interno del live club che da anni gestisco con un gruppo di sgangherati amici e che dal 27 febbraio 2020 ha chiuso i battenti con serietà e rassegnazione. Il parcheggio era pieno, come accadeva solo quando erano programmati grandi concerti nel palazzetto di fronte; girato l’ultimo angolo nella serpentina di macchine, ho visto le ambulanze e le auto ferme per le vaccinazioni.
Tutto normale, a suo modo anche bello, con l’effetto immediato di uno schiaffetto per tornare alla realtà. Una volta dentro, ad aspettarmi c’era la sala vuota, al posto dei divanetti qualche tavolo per organizzare un pranzo frugale. Gli occhi hanno cercato un’immagine amica a cui aggrapparsi. Il palco era spento.
È passato un anno, ancora si parla di lockdown e di tentativi. Abbiamo cambiato Governo ma non Ministro, abbiamo ascoltato ogni parere possibile e accettato ogni decisione, seppure contro il nostro interesse, eppure ancora non si vede la luce.
Vabbè, nel dubbio noi accendiamo quelle del palco.
Buona Lettura