di Tommaso Ciuffoletti
Se dici David Guetta, una discreta parte del mondo là fuori considera che si tratti di un tizio francese (pron. Ghettà) che fa il dj e producer, ha venduto milionate di dischi e fatto ballare altrettante persone. Ma se dici David Guetta a Firenze, magari quella Firenze che segue il calcio ed è appassionata di Fiorentina, allora tutti penseranno a un signore con la erre un po’ moscia, che quando fa le radiocronache e la Fiorentina segna, sembra pazzo della pazzia delle persone elettriche, che vengono scosse da un sentimento collettivo, che collettivamente riversano.
A ben vedere il dj e il radiocronista hanno questo in comune: la connessione con le persone, quello che – con eccesso retorico – qualcuno chiama “il loro popolo”. Hanno un ruolo inevitabilmente sciamanico. Il dj lega canzoni, per costruire un flusso che tenga insieme le persone e le faccia muovere per andare ciascuna dove vuole, senza andare in nessun posto. Il radiocronista narra vicende di 22 ragazzi – generalmente strapagati – che rincorrono lo stesso pallone cercando di spingerlo coi piedi oltre una certa soglia e nel raccontarle le trasfigura in epica tragica e gloriosa, attraverso saliscendi emotivi che sfiorano la trance.
Però, a dirla proprio tutta, se fai il dj hai a disposizione, come strumenti del tuo lavoro sciamanico, una discografia globale sconfinata. Se fai il radiocronista delle vicende sportive della squadra del gioco del calcio sita in Firenze e nota come Fiorentina, ti tocca arrangiarti con quello che passa il convento. Ecco per me il nostro Guetta è meglio di quello francese.